
Già da qualche anno ci troviamo a fronteggiare la “crisi economica” del nuovo millennio, ovvero questo è quello che si sente in giro. Ma tanti sono i rimedi che si pongono dinnanzi al crollo del “posto di lavoro”, e tra quelli più strani vediamo emergere la realizzazione dell’”Economia Del Cazzeggio”, metodo di risalita alquanto bizzarro dato che nella sua messa in opera è difficile riconoscere dov’è che inizia e finisce il divertimento per poi sfociare in un vero e proprio business. Tra i pionieri in Italia della sopra citata “Economia Del Cazzeggio” va sicuramente menzionata la “Maccio Capatonda Band” diretta da Marcello Macchia e soci, che col loro approdo nel mondo del web poco dopo l’inizio del nuovo secolo, sono subito riusciti ad acquisire una forte notorietà datagli dalla geniale creazione dei loro sketch che utilizzano una comicità che si basa principalmente sulla parodia di comuni errori della lingua italiana o su termini usati raramente e in altri contesti.
Maccio Capatonda attraverso i suoi corti il più delle volte ridicolizza (forse per suscitare un risveglio di coscienza del suo pubblico) trasmissioni televisive come reality show, telegiornali, pubblicità e trailer cinematografici, facendo recitare i suoi personaggi come goffi analfabeti che in modo del tutto inconsapevole si esprimono attraverso l’utilizzo di neologismi. Tra l’altro Maccio Capatonda approderà anche sul grande schermo. Sono infatti attualmente in corso le riprese di “Italiano Medio” (il titolo è provvisorio), il film che dovrebbe uscire poco prima della primavera del 2015. Nel cast, gli inseparabili Herbert Ballerina (Luigi Luciano),Rupert Sciamenna (Franco Mari), Anna Pannocchia(Adelaide Manselli) e Ivo Avido (Enrico Venti), con la partecipazione straordinaria di Nino Frassica. L’opera prima del Maccio nazionale racconterà la triste storia, si fa per dire, di Giulio Verme, un ambientalista milanese oltranzista prossimo alla depressione e anche ai 40 anni.
I teatrini della rete, ovviamente, non vengono creati e pubblicati basandosi su di un’ideologia no-profit anzi, se riescono ad ottenere il successo immaginato, portano una sostanziosa fonte di guadagno a chi li partorisce, guadagno che viene prodotto grazie alla pubblicità inclusa al loro interno. La “Native Advertising”, a differenza della classica pubblicità che ha come obiettivo quello di “distrarre” il lettore dal contenuto in modo da comunicare il messaggio, si basa sulla funzione di “immergere” la pubblicità stessa all’interno del contesto, sfruttando dunque la piattaforma nel modo in cui questa viene solitamente usata dagli utenti. Quindi, qualunque individuo con una eccellente vena creativa, potendo sfruttare quest’ottima coordinazione tra l’utile e il dilettevole, si sognerebbe mai di non investire nella neonata Economia Del Cazzeggio? La risposta è No!