[dropcap]C[/dropcap]ontinuano a Napoli la violenza e gli atti criminali da parte di ragazzini: questa volta la Polizia ha arrestato tre componenti di un gruppo dedito alle rapine, di cui , a farne parte, anche due minori. Ed infatti, finiti in manette sono un 15enne, S.V., un 17enne I.E., entrambi già con precedenti penali nonostante la giovane età, e Francesco Galbini di 22 anni, ritenuti responsabili di rapina aggravata. I tre, che abitano in via Labriola, nel quartiere di Secondigliano, nella notte, con una Fiat Uno si sono recati a Bagnoli e, con arma in pugno, hanno “ripulito” il titolare di un esercizio commerciale che vende cornetti sul lungomare, impossessandosi del registratore di cassa. I poliziotti sono riusciti a bloccare i giovani criminali in via Vecchia Miano. A bordo del veicolo gli agenti, oltre alla refurtiva, hanno trovato una maschera di carnevale in gomma che probabilmente è stata utilizzata in altre estorsioni. I tre ragazzi hanno agito a volto scoperto e sono stati riconosciuti. [divider]I poliziotti hanno accertato che il 17enne, fratello di un pregiudicato appartenente al clan della “Vanella Grassi”, da un mese aveva lasciato volontariamente una comunità dedita al recupero giovanile. Ennesima vicenda che riporta i riflettori sulla questione delle baby gang nella città partenopea: gli episodi sono tanti, dal bullismo al vandalismo e con quest’ultimo si arriva a veri e propri atti criminali. Quali sono i motivi che spingono ragazzi, poco più che bambini, a compiere queste deplorevoli azioni? Spirito di emulazione? Educazione sbagliata da parte delle famiglie? fatto sta che le comunità di recupero per ragazzi difficili sono presenti sul territorio….ma come è possibile che i ragazzi possano lasciarle quando vogliono? I bambini non nascono “cattivi”, lo diventano: la scuola che ruolo ha? E tutte le lotte per l’educazione alla legalità? Se i criminali sono così giovani, chiaramente il sistema perde acqua da tutte le parti.
Bruna Di Matteo