
Il 7 dicembre è uno dei giorni più importanti per il mondo milanese. Infatti, si celebra Sant’Ambrogio, ma soprattutto, dal 1968 si svolge un appuntamento imperdibile: la Prima della Scala. Un’occasione per poter ammirare lo sfarzo e la ricchezza delle poche persone privilegiate che possono permettersi di assistere ad un evento del genere. Quest’anno, però, tale ricorrenza sarà ricordata per motivi diversi. Il 7 dicembre 2014 è stato ribattezzato il “Sant’Ambrogio della protesta”. Nonostante la scarsa presenza di politici di rilievo, vi è stata la presenza di cortei dei centri sociali e dei sindacati di base. Loro avevano avvertito dell’imminente ed inevitabile protesta, dovuta a ciò che sta succedendo, in questi giorni, nel capoluogo lombardo con gli sgomberi delle case popolari. Così, l’incontro tra i manifestanti è avvenuto alle ore 17.00, esattamente un’ora prima dell’inizio dell’opera “Fidelio” di Beethoven.
Nonostante la presenza di 750 forze dell’ordine, tra Carabinieri e Polizia, i tafferugli sono stati inesorabili. I primi scontri si sono verificati, intorno alle 17.15, presso il lato ovest della Galleria Vittorio Emanuele ed in piazza Duomo. Subito è scattato il panico poiché i manifestanti si sono mescolati a turisti che, per l’occasione di festa, erano in visita a Milano. Alle ore 18.00, in concomitanza con l’inizio della prima, sono iniziati i lanci di petardi davanti a Palazzo Marino, ma anche di uova, bulloni e vari ortaggi. Il risultato degli scontri vede cinque feriti: tre manifestanti e due carabinieri, ma nessun arresto. Roberto Maroni, ex ministro dell’Interno, ha usato parole dure nei confronti di quello che è successo: “Diamo sempre il peggio di noi al mondo. La Prima della Scala è uno spettacolo unico e riusciamo a rovinare anche questo”. Dodici minuti di applausi per il Fidelio di Beethoven, ma ciò che ha catturato l’attenzione è stato quello che è accaduto al di fuori e che è destinato a rimanere impresso nella memoria dei milanesi.