[dropcap]S[/dropcap]essant’anni con il camice bianco e nessuna intenzione di andare in pensione. A 91 anni suonati il medico francese François Le Men non ha alcuna voglia di ritirarsi dalla vita medica e chiudere l’ambulatorio di medicina generale a Callac (Co’tes-d’Armor, a Nord del Paese ), un borgo di 2.400 abitanti. “Andare in pensione per fare cosa? “, dice al giornale “ Ouest France “. Un dottore “all’antica” dato che nel suo ufficio mancano computer e cartelle elettroniche. Come spiega lo stesso Le Men: “Per le diagnosi mi bastano occhi e mani, come sempre. Non ho bisogno di altro “, sottolineando che le sue prescrizioni, senza strumenti sofisticati, “Sono sicure, altrimenti non mi lascerebbero certo praticare “. In Francia con la riforma pensionistica del 2011, si può andare in pensione a partire dai 62 anni per il minimo, fino ai 67 per la pensione massima. Si possono però ottenere delle proroghe, con regole precise, se la presenza del medico, per esperienza e capacità, è ancora utile. [divider]E non è difficile per alcune aree del Paese che soffrono della carenza cronica di medici generali (il cosiddetto “deserto medico “). Lo scorso anno i giornali avevano dedicato spazio ad un altro dottore “d’acciaio”, ancora a lavoro all’età di 73 anni, in un villaggio di 2mila abitanti dell’Alta Loira: il dottor Georges Vieilledent, che avrebbe voluto trovare un sostituto per il suo ambulatorio prima di andare in pensione. Un desiderio non realizzato dato che nessuno lo ha rimpiazzato quando, qualche mese, fa ha lasciato la professione. Sicuramente da ammirare la volontà e la passione che questi uomini hanno dedicato e dedicano tutt’oggi alla loro professione. Ma ad un’età così avanzata sarà il caso di fidarsi? E soprattutto non sarebbe meglio dare spazio all’entusiasmo dei medici più giovani in trepidante attesa di costruirsi una splendida carriera? Una forma di egoismo o semplicemente paura del “dolce far niente” della vita del pensionato?
Bruna Di Matteo