

La notizia del naufragio comincia a circolare attorno alle 13, quando un Atr della Guardia Costiera raccoglie l’sos lanciato da un’imbarcazione in difficoltà. Cinquantadue migranti, in gran parte africani, sono stati salvati subito, e sono stati recuperati quattro cadaveri. Altri 20 sono stati trovati in seguito. Il portavoce del ministero dell’Interno, Rami Kaal, ha tuttavia riferito che 40 corpi senza vita sono stati portati a riva dopo che l’imbarcazione si è capovolta al largo di al-Qarbouli, a circa 50 chilometri a est della capitale.[divider]Per ora sono 17 i cadaveri recuperati e circa 206 i migranti tratti in salvo; resta invece incerto il numero dei dispersi: potrebbero arrivare quasi a duecento. Intanto la procura di Catania fa sapere che aprirà un’inchiesta sulla strage. I reati ipotizzati: naufragio colposo e omicidio colposo plurimo.
380 ora sono i profughi richiedenti asilo, in maggioranza siriani, recuperati nelle ultime ore nell’ambito dell’operazione «Mare nostrum» e sbarcati domenica mattina dalla nave Aliseo nel porto mercantile di Taranto. Altri gruppi sbarcati a Taranto sono stati collocati nella palestra Ricciardi e in un ex asilo di Corso Italia. Il Personale della Questura, con l’ausilio degli interpreti, ha avviato le pratiche per l’identificazione dei migranti, che sono poi stati trasferiti nelle strutture di destinazione con otto autobus messi a disposizione dalla Prefettura.
Nella mattinata di domenica, all’esterno dell’ex scuola media «Martellotta» di Taranto, sono state trasferite alcune decine di profughi sbarcati dalla Nave Aliseo; fuori dalla scuola si è registrata una contestazione da parte di alcuni genitori dei bambini dell’asilo attiguo. Il sindaco di Taranto Ippazio Stefano ha poi rassicurato i manifestanti sulla temporanea collocazione dei migranti e le stesse persone che avevano protestato hanno portato cibo, indumenti e giocattoli destinati ai bambini ospitati nel centro di accoglienza.[divider]Dall’inizio dell’anno – secondo i dati resi noti dal Viminale lo scorso 29 aprile – gli immigrati e i rifugiati giunti sulle coste italiane sono oltre 25mila, un dato enormemente superiore a quello del 2013. Per la sua vicinanza a Malta e dunque all’Europa a nord, e per i suoi confini porosi a sud, la Libia è uno dei Paesi di maggiore transito per molti immigrati che scappano dai Paesi dell’Africa sub sahariana con l’obiettivo di raggiungere le coste europee.
Prima della tragedia il ministro dell’Interno di Tripoli Saleh Mazegh aveva minacciato di «facilitare» il flusso di immigrati clandestini verso l’Unione Europea se l’Ue non fosse intervenuta per aiutare Tripoli a combattere il problema. Poi il governo libico era tornato sui suoi passi sottolineando in un comunicato la sua ferma volontà a continuare a collaborare con l’Europa e l’Italia per limitare l’afflusso di migranti. Ora, se l’UE non sosterrà la Libia nella gestione dei migranti che usano il paese come punto di transito verso l’Europa, il governo libico li aiuterà nel loro viaggio illegale. «L’assistenza dell’Unione europea, afferma il ministro dell’Interno libico Saleh Mazegh – permetterebbe al Paese di fermare i migranti che arrivano illegalmente dalle nazioni sub sahariane, diretti in Europa».
A quanto pare non bastano più gli sforzi che il nostro Paese sta facendo con Mare Nostrum ed occorre, invece, mettere in piedi una missione internazionale per tentare di bloccare i trafficanti di morte e consentire alle migliaia di richiedenti asilo che si trovano in Libia di poter presentare le domande in quel paese.
Il commissario europeo Malstrom chiede solidarietà concreta agli stati Membri dell’UE per ridurre i rischi che tali tragedie succedano ancora, Alfano attacca l’Europa per mancanza di aiuto nei soccorsi, e chiede all’UE di farsi carico di accogliere i vivi, Renzi chiede alle Nazioni Unite di prendere l’impegno di un inviato speciale in Libia.
Se per la sistemazione dei profughi superstiti si sta cercando una soluzione, per i cadaveri, invece, è molto più difficile trovarla: nessun ospedale li ha accettati, e in riva al mare non possono restare, perché causa di inquinamento.
Sembra che i migranti non abbiano un luogo in cui stare, né da vivi, né da morti. Sono costretti a vagare per tutta la vita, e anche dopo, in cerca di un asilo che forse non troveranno mai.[divider]Se vuoi ascoltare l’articolo letto dalle nostre redattrici clicca qui
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