
Ci sono eventi che ci rendono fragili, che ci intristiscono e che ci offrono una visione più “noiosa”, spoglia e povera della nostra vita. Purtroppo, tra questi eventi, si annovera la notizia della scomparsa, di David Bowie, il marziano, o per meglio dire, l’alieno del rock, che ha deliziato intere generazioni, con le sue splendide canzoni. Brani come “ Space Oddity”, “Starman”,“Life on Mars”, “Let’s Dance”, rappresentano, solo alcuni esempi, del grande estro e della genialità di Bowie, in costante conflitto, tra norma e trasgressione, tradizione ed innovazione. L’apice del successo è arrivato, intorno alla metà, degli anni ’70, frutto non certo, della mera casualità. Tutto, ma proprio tutto, veniva curato nei minimi particolari. Non solo le “hit”, ma anche i filmati, del “duca bianco”, mostrano una straordinaria varianza di elementi eterogenei, inusuali, volti a colpire l’attenzione degli ascoltatori. Come dimenticare il dialogo tra un astronauta ed il centro di controllo della terra oppure il vestito “carnevalesco”, da “Arlecchino”, in “Ashes to Ashes”? Bowie resterà, per sempre, nei nostri cuori, per l’immensa produzione artistica, musicale, ma anche culturale che ci ha consegnato, in eredità. Uno dei suoi brani, “Heroes”, composta nel 1977, è un vero e proprio capolavoro, che Bowie ha regalato a tutti noi, volendo lanciare un messaggio di positività e speranza, di ottimismo e fiducia, nonostante le avversità della quotidianità. Infatti, quegli anni, erano anni difficili, attorniati dalla “guerra fredda” tra l’Urss e gli Stati Uniti, in cui venivano erette numerose barriere, come il muro di Berlino, vero e proprio simbolo della sconfitta e della stupidità umana. Nel 2015, Bowie, “sforna” un altro successo, “Blackstar”, che riproduce il dialogo tra una donna ed un astronauta morto. Qualcuno ha parlato di un testamento del “duca bianco”, di un atto di generosità, nei confronti della musica, che gli ha donato fama e celebrità, ma questa scelta è da intendersi come l’uscita di scena, di un artista, che ha fatto calare, il sipario, sul proprio spettacolo, riscuotendo, dal pubblico, una caterva di applausi infiniti e non ” just for one day”. Ciao David!