
Forse qualcuno può dire di aver avuto la fortuna di incrociare, nella sua vita (giudiziaria), uno o più Avvocati santi (per la pazienza, per la abnegazione e pure per i pagamenti), ma di Santi avvocati ce n’é uno solo: Alfonso Maria de’ Liguori, forse il più giovane fra gli avvocati. Iscritto all’Università di Napoli a soli 12 anni, sostenuti in soli quattro anni, tutti gli esami, uno dei quali col grande filosofo e storico Giambattista Vico, nel 1713 consegui il dottorato in diritto civile e canonico. Dovette attendere la maggiore età per esercitare la professione e nel 1715, a poco più di diciotto anni, Alfonso indossava già la sua toga di Avvocato e per i successivi otto anni frequenterà la aule dei Tribunali, vincendo tutte le cause.
Ma corruzione e ingiustizia imperversavano nel secolo dei lumi ed ecco che nel 1723 perse una importante causa, che aveva per oggetto il feudo di Amatrice ed Alfonso, indignato per la corruzione dei tempi, si distaccò dalla professione per seguire la vocazione sacerdotale, fermamente ostacolata dal padre, che per lui progettava un importante matrimonio.
Chi ha avuto il privilegio di conoscere l’Alfonso avvocato diceva di lui: “Tutto lo rendeva singolare: vastità di talento, chiarezza di mente e precisione nel dire; somma onestà e sommo orrore dei cavilli. Non intraprendeva causa se non giusta. Umanità con i clienti e disinteresse. E aveva un tal dominio dei cuori che ammaliava i giudici e rendeva muti gli avversari”.
Scrisse una “Dichiarazione dei doveri dell’avvocato”, una sorta di antesignano codice deontologico, che può e deve ancora costituire un punto di riferimento per tutti gli Avvocati.
DICHIARAZIONE DEI DOVERI DELL’AVVOCATO
- Non bisogna mai accettare cause ingiuste, perché sono perniciose per la coscienza e pel decoro.
- Non si deve difendere una causa con mezzi illeciti e ingiusti.
- Non si deve aggravare il cliente di spese indoverose (non necessarie) altrimenti resta all’avvocato l’obbligo di restituzione.
- Le cause dei clienti si devono trattare con quell’impegno con cui si trattano le cause proprie.
- È necessario lo studio dei processi per dedurne gli argomenti validi alla difesa della causa.
- La dilazione e la trascuratezza degli avvocati spesso dannifica i clienti, e si devono rifare i danni, altrimenti si pecca contro la giustizia.
- L’avvocato deve implorare da Dio l’aiuto nella difesa, perché Iddio è il primo protettore della giustizia.
- Non è lodevole un avvocato che accetta molte cause superiori ai suoi talenti, alle sue forze e al suo tempo, che spesso gli mancherà per prepararsi alla difesa.
- La giustizia e l’onestà non devono mai separarsi dagli avvocati cattolici, anzi si devono sempre custodire come la pupilla degli occhi.
- Un avvocato che perde una causa per sua negligenza si carica dell’obbligazione di rifare tutti i danni al suo cliente.
- Nel difendere le cause bisogna essere veridico, sincero, rispettoso e ragionato.
Ora, sarebbe troppo facile tirare in ballo il parallelismo Gian Battista Vico, giudici corrotti, corsi e ricorsi storici. Queste sono miserie terrene.
“Pensiamo alle cose di lassù e non a quelle della terra” (non è mia)
Da avvocato di questa terra posso solo aggiungere che basterebbe rispettare 5/6 di queste raccomandazioni per cambiare il mondo.
Cinque/sei pure a scelta.