
Definita dal The Daily Telegraph “la più bella d’Europa”, la metropolitana di Toledo, progettata dall’artista catalano Óscar Tusquets e inaugurata il 12 aprile del 2012, è una delle “stazioni dell’arte” di Napoli.
Ha tre uscite: via Toledo, via Diaz e Montecalvario (inaugurata recentemente, a settembre 2013), e, oltre ai reperti, risalenti al periodo di Don Pedro di Toledo e ritrovati durante i lavori, vanta numerose opere d’arte contemporanea, promosse da Metronapoli anche con visite guidate gratuite ogni martedì mattina.[divider]All’uscita, Il cavaliere di Toledo, del sudafricano William Kentridge, autore anche dei due mosaici all’interno della stazione, entrambi in pietra e pasta vitrea. Il primo, Ferrovia centrale per la città di Napoli, 1906, è una processione di figure e oggetti umanizzati con a capo San Gennaro, raffigurato con uno spartito musicale al posto della testa, a simboleggiare l’importanza della musica nella cultura napoletana. [divider]Altri personaggi del mosaico sono l’Atlante di Farnese, l’uomo compasso, una donna sudafricana con una giara in testa, un artista rappresentato nella fase di sdoppiamento, un mulino (in onore di Kounnelis e della sua opera a via Ponte di Tappia), e l’uomo-megafono. Il secondo mosaico, un carro contenente dei simboli della città di Napoli, osservato dallo sguardo sornione del gatto di Pompei, è intitolato Bonifica dei quartieri bassi di Napoli in relazione alla ferrovia metropolitana, 1884 (Naples Procession) ed è un omaggio a Lamont-Young, autore del progetto, mai realizzato, di una metropolitana che avrebbe dovuto essere costruita a Napoli nella zona del Rettifilo dopo l’epidemia di colera. Scendendo le scale mobili (con i suoi 55 metri di profondità, Toledo è la stazione più profonda d’Europa), il colore dominante diventa da ocra a blu, sempre più intenso (la linea che segna il distacco corrisponde al livello del mare), e sulle pareti troviamo le olas di Óscar Tusquets.[divider]In alto il Crater de luz, che inizialmente era solo un foro da cui si passava il materiale per i lavori e che doveva essere poi chiuso, fu lasciato aperto, e fu chiesto a Robert Wilson di progettare un software che governasse il sistema di led al suo interno.
Procedendo verso l’uscita di Montecalvario saliamo le scale mobili più lunghe d’Europa (72 metri) e, alle nostre spalle, in alto, c’è l’installazione grafica di scritte in argento specchiante, di Lawrence Weiner: Rame fuso colato sulle rive del golfo di Napoli, in due lingue, come d’abitudine per l’artista (sue opere sono presenti anche al Madre, in inglese e in napoletano, e nella stazione Dante). Al piano superiore, l’opera dell’iraniana Shirin Neshat, Il teatro è la vita, la vita è teatro, don’t ask where love is gone, una serie di scatti sulla tematica dell’abbandono, realizzati sotto sua indicazione da Luciano Romano.[divider]The flying, dei russi Ujya e Emilia Kabakov, in pannelli di ceramica di Faenza, rappresenta esseri umani insieme a stormi di uccelli che si librano in volo: simbolo di libertà e di leggerezza. L’ultima opera, Engiadina (un mosaico, come all’ingresso di Via Toledo), è del transavanguardista Francesco Clemente: lunga oltre sedici metri e alta tre, raffigura la civiltà del Mediterraneo, dal paesaggio alpino di Engiadina a Creta, attraversata al centro da una fascia in ceramica gialla, sul cui fondo danzano figure femminili.