[dropcap]E’[/dropcap] di pochi giorni fa il passo indietro compiuto dall’INPS relativamente alla rivalutazione delle pensioni per l’anno 2013. Dietro richiesta del Ministero del Lavoro, infatti, l’istituto è tornato a considerare nuovamente solo i redditi personali per la concessione della pensione agli invalidi totali. Come si legge dal messaggio del 14 gennaio 2013, n. 717, “sia nella liquidazione dell’assegno ordinario mensile di invalidità civile parziale, sia per la pensione di inabilità civile si continuerà a far riferimento al reddito personale”. Se, pertanto, si dovesse seguire tale politica, considerando quindi solo il reddito personale dell’invalido totale, lo Stato comunità si sostituirebbe completamente al nucleo familiare, anche in situazione di assoluta agiatezza e questo, a nostro parere, sembra andare a contrastare i principi della Costituzione, danneggiando ancora di più il già grave dissesto dei conti pubblici. Giustizia vorrebbe, infatti, che quelle poche risorse disponibili dovrebbero essere indirizzate verso chi realmente ne ha bisogno.
Inoltre è necessario considerare la situazione paradossale venutasi a creare a causa di tali cambiamenti, ossia l’inversione di ruoli tra Pubblica Amministrazione e Magistratura. Quest’ultima, infatti, nega ciò che l’INPS concede. Pertanto:
– Se l’invalidità viene accertata nella fase amministrativa, la pensione viene erogata indipendentemente dei redditi del coniuge;
– Se, invece, l’invalidità viene accertata dal Giudice, i redditi del coniuge sono presi in considerazione e, pertanto, la pensione viene rifiutata.
Non resta quindi che attendere l’intervento del legislatore per mettere ordine in tutta la materia, lasciando ovviamente all’INPS un’autonomia per l’applicazione delle norme senza nessuna intromissione politica.
Carlo Angelino