
“Pronto all’ergastolo: è mio dovere difendere la Patria”: così tuonava il Ministro dell’Interno Matteo Salvini quando iniziava ad aleggiare la possibilità di una denuncia per sequestro di persona da parte della Procura di Catania, dopo la vicenda dei 117 migranti trattenuti sulla nave ONG Diciotti.
Molto meno spavaldo si è rivelato, in realtà, il segretario della Lega, quando la possibilità della querela si è concretizzata ed egli ha deciso di affidarsi all’immunità parlamentare.
La conseguenza, è presto detto, è stata un polverone di dimensioni colossali, al centro del quale è finito Luigi Di Maio e con lui l’intero Movimento 5 Stelle, a causa del bivio ideologico che è calato sulle loro teste: concedendo il voto a favore dell’immunità parlamentare a Salvini, il Movimento si sarebbe andato a scontrare contro ogni ideale di onestà e trasparenza tanto decantati in campagna elettorale, mentre votando contro avrebbero provocato la spaccatura del governo.
Una decisone del genere, solitamente, richiederebbe un dibattito animato tra i parlamentari del partito; i pentastellati hanno deciso, invece, di ricorrere al loro asso nella manica: la tanto decantata democrazia diretta.
Attraverso un voto sulla piattaforma online “Rousseau”, di proprietà della Casaleggio Associati, infatti, gli elettori del M5S hanno potuto decidere le sorti del vicepremier leghista.
Il popolo, dunque, ha espresso la propria preferenza, dichiarando che Salvini non è processabile, poiché ha agito nell’interesse dello Stato.

I parlamentari 5 Stelle hanno votato, dunque, e la decisione è stata presa a maggioranza: 16 voti contro l’autorizzazione a procedere e 6 a favore.
I numeri dimostrano che tutti i componenti pentastellati della giunta (erano in 6 e non in 7 a causa dell’assenza del vicepresidente Grazia D’Angelo ) hanno votato compatti. No anche dall’intera coalizione del centrodestra, con Forza Italia e Fratelli D’Italia a supporto del segretario leghista. Sì al processo, invece, dai 4 del PD, da Pietro Grasso (Leu) e da Gregorio De Falco del gruppo misto.
Il risultato di questa abile, per quanto vile, mossa di Di Maio e dei suoi colleghi di partito, è da far accapponare la pelle: con la concessione dell’immunità a Matteo Salvini, si è arrivati al vero punto di non ritorno di questo governo, capace di far passare un’azione disumana e di becera propaganda come gesto di salvaguardia del paese, attraverso il voto di poche migliaia di persone su una piattaforma online priva di controllo e gestita da privati. Se Rousseau potesse vedere tutto questo, probabilmente, si rivolterebbe nella tomba.