

[dropcap]J[/dropcap]ason Collins, 34 anni, di colore, dei Washington Wizard è il primo sportivo professionista Usa a dichiarare, ancora in carriera, di essere omosessuale. Collins, facendo coming out in un’intervista a Sport Illustrated ha così spezzato un tabù per lo sport super-professionistico americano. Allo “scoop”, la rivista ha dedicato la copertina con la foto dell’atleta sorridente ed accanto il titolo ”L’atleta gay”‘. Nella storia dello sport mondiale, non poco rumore fecero anche le rivelazioni di Martina Navratilova nel tennis o ancor prima del mito dei tuffi Greg Louganis. Il muro del silenzio nel calcio fu invece interrotto da Justin Fashanu, attaccante inglese, poi suicida per le accuse di stupro ad un ragazzo. Anche le parole di Collins marcano una tappa: egli è difatti il primo campione gay in attività di uno dei quattro massimi sport ultra-popolari d’America, come il baseball, il basket, il football e l’hockey. Spiega lo sportivo:
Non ho fatto questo gesto per essere il primo, ma visto che lo sono, sono contento di cominciare questo dibattito. Mi sarebbe piaciuto non essere il primo bambino ad alzare il ditino in classe e dire “sono differente”. Se le cose fossero andate a modo mio, qualcun altro avrebbe fatto questa mossa prima di me. Ma siccome non è andata così, mi è toccato alzare il dito. Il basket professionistico è come una famiglia. E capita a tutte le famiglie di avere un fratello, una sorella, un cugino che è gay. Ora nella fratellanza che lega noi giocatori è solo capitato che uno l’abbia detto
Inoltre, il campione rivela di aver preso questa decisione dopo le bombe di Boston, la città della squadra in cui ha giocato anni fa: “Ho speso troppe energie per tenere coperto un segreto così grande. Ho passato anni difficilissimi e ora che ho reso noto la mia sessualità per la prima volta mi sento di vivere pienamente”. [divider]Già da tempo ormai, la questione della presenza di atleti omosessuali nello sport professionistico targato USA fu al centro di enormi polemiche, dopo che, alla vigilia del Superbowl, un giocatore dei San Francisco 49ers, Chris Culliver, asserì che non avrebbe gradito un compagno omosessuale in squadra. Paradossalmente rimaneva il fatto che nell’America odierna, quella in cui una ventina di stati autorizzano le nozze tra persone dello stesso sesso, lo sport resta un luogo “out” per omosessuali. Ma forse non ancora per molto. Un’altra federazione professionistica, la Nhl, quella dell’hockey sul giaccio, tempo fa lanciò una campagna a favore dei gay dal titolo ”You Can Play”. E come al solito, il dio denaro spunta sotto i riflettori: secondo un’indiscrezione diffusa da Bloomberg qualche settimana fa, cioè prima del coming out di Collins, la Nike, il gigante Usa degli articoli sportivi, non vedeva l’ora di sponsorizzare il primo sportivo professionista apertamente gay. Quindi non si tratta esclusivamente di parità ed uguaglianza dei diritti, ma anche di affari: secondo le ultime stime il potere d’acquisto della popolazione gay negli Stati Uniti ammonta a circa 800 milioni di dollari, equivalenti a ben 610 milioni di euro.
Bruna Di Matteo