
Già abbiamo avuto modo di parlare della vicenda “Isochimica” di Avellino, un’azienda di “scoibentazione” di vagoni ferroviari dove gli operai scrostavano e respiravano amianto in quantità molto più che sufficiente per lasciarci la pelle. E molti la pelle ce l’hanno già lasciata…La fabbrica dei tumori, proprietà di Elio Graziano, figura plastica di imprenditore tangentista dei magnifici anni ’80, ha cessato ufficialmente la lavorazione di asbesto (amianto) nel 1990, lasciando però nell’aria e nella terra circostante, oltre che nella pelle degli operai, tutti i suoi vividissimi ricordi. (http://www.linkazzato.it/?s=isochimica per chi volesse leggere l’articolo a tema)
La Procura della Repubblica di Avellino, per molti anni assente poco giustificabile nella vicenda, ha riaperto il caso su istanza di alcuni operai non ancora rassegnati al niente che avevano ottenuto in risposta alle loro richieste di giustizia e di risarcimento danni per malattia da lavoro (cioè misero prepensionamento), e su conseguente iniziativa di un procuratore capo che ha ben studiato i fatti e ha deciso di riportare nella stalla i buoi che i suoi predecessori “distratti” si erano fatti scappare. In realtà le procure al lavoro sono ben quattro (Avellino, Nola, Nocera Inferiore e Salerno), su filoni diversi ma tutti nascenti dallo stesso, grosso, gomitolone.
Gli operai dello stabilimento, che molti articoli di stampa qualificano sbrigativamente come “ex” operai (non si può non essere più operai di una fabbrica maledetta e del suo padrone, e non si può non essere più vittime di un sistema politico/economico corrotto, cieco, muto e sordo) più volte hanno urlato sotto i balconi romani per farsi sentire dal governo. A onor del vero e a onor loro, oggi i rappresentanti irpini di stanza a Montecitorio non sembrano più sordi alle rivendicazioni dei lavoratori dell’amianto, e soprattutto alcuni del manipolo territoriale (vendoliani, piddini e grillisti) sembrano avere una strategia per aiutare i loro elettori e far approvare quel provvedimento di legge che li equivarrebbe anche di forma ad altri lavoratori di simil fortuna. Forse, però, sarebbe opportuno che adottassero una strategia comune per non farsi bocciare gli emendamenti…
Ovviamente delle quattro procure in azione quella di Avellino ha il lavoro più ingente da svolgere. Gli indagati noti già erano 24, fra i quali il capobanda Elio Graziano, i suoi più fidi caporali dentro il capannone industriale e un’intera giunta comunale di Avellino (quella del 2005), a cui il procuratore ne ha aggiunto altri cinque, quattro funzionari delle Ferrovie dello Stato e uno, il nome a sorpresa, attuale sindaco di Avellino. Il provvedimento di chiusura indagini preliminari è stato notificato a padrone e responsabili “sicurezza” della baracca Isochimica, indagati soprattutto (ma non solo) per disastro ambientale volontario e involontario e per plurimo omicidio con colpa; a quattro funzionari delle Ferrovie dello Stato ipotizzati, in concorso con il padrone della baracca Isochimica e loro presumibile corruttore, responsabili di disastro ambientale continuato, falso in atto pubblico e abuso d’ufficio; alla giunta comunale al governo della città di Avellino nel 2005, pure essa in concorso di disastro colposo, e al suo sindaco del tempo che aggiunge al concorso in disastro l’omissione in atti d’ufficio e un’ordinanza contingibile e urgente opinata dagli inquirenti troppo disinvolta (e ritardataria); ai responsabili delle società che avrebbero dovuto effettuare le operazioni di bonifica, tutti ipotizzati di aver bonificato il cavolo di nulla; al curatore fallimentare di Isochimica, approfondito pure lui per omissione tendente alla inazione in alcune sue funzioni; a due dirigenti del comune di Avellino, per occultamento di atti di ufficio al loro capo provvisorio commissario prefettizio; a due dirigenti dell’ASL territoriale, per falsità in atto pubblico e inadempienze nel lavoro di controllo sanitario; e infine all’attuale custode giudiziario del sito Isochimica, intruppato nell’indagine per non aver provveduto alla messa in sicurezza in tempi urgenti dell’amiantificio in sua custodia.
Tuttavia tale custode giudiziario, che è sindaco dentro e fuori la giunta dell’odierna amministrazione avellinese, già ha fatto pubblicamente sapere di aver ritardato nel suo compito solo per trovare i soldi regionali necessari all’operazione. A prima botta noi tendiamo a credergli, ma il sindaco dovrà convincere i giudici.
Le parti offese individuate dalla procura sono duecentotrentasette, e la vera svolta dell’indagine consiste nell’accreditamento giudiziario dell’ipotesi di nesso causale fra la morte per brutti mali di cinque operai (nonché il suicidio di un altro alla notizia del male contratto) e l’andazzo doloso e colposo dentro lo stabilimento voluto dal padrone e dai suoi esecutori di voleri a libro paga delle Ferrovie. Noi francamente includeremmo nel nesso, se non di relazione causale almeno di responsabilità morale, i non fatto fuori dal postaccio (ma pure dentro) da parte di quelli che per ruolo – sanitario o politico – dovevano controllare e fermare quell’andazzo.
L’inchiesta probabilmente si arricchirà ancora di parti offese, stante le numerose denunce presentate alla procura da privati cittadini e l’intenzione di costituirsi parte civile nel processo da parte di comitati e associazioni, e magari pure di parti inquisite. Per il momento gli inquisiti ufficiali sono chiamati a depositare le memorie difensive prima del rinvio a giudizio.
In città tutti dichiarano soddisfazione per il lavoro fatto dalla procura: sindacalisti, politici, politicanti, prefetto, operai e cittadini riuniti. Il coro di apprezzamento per la triade di intrepidi giudici (procuratore e sostituti) che vuol “vendicare” i lavoratori e la terra violentata sta salendo alto e sempre più partecipato, anche da cantori inattesi e decisamente impropri. Ma questo è il momento di unirsi al coro, mica si può troppo pensare al passato.
Il PD cittadino della corrente minoritaria organizza gli “Stati Generali sull’ex Isochimica” e chiede all’Unione Europea finanziamenti per un progetto di recupero della biodiversità dell’area inquinata. La rinascita ambientale di pari passo con quella giudiziaria. Avanti così.