[dropcap]“C[/dropcap]oncordia in piedi, Giustizia lasciata al naufragio”: queste le dure parole impresse su un mega-striscione esposto su un’imbarcazione del porto di Ischia mentre sulla banchina gli avvocati bruciavano simbolicamente le toghe. E’ il furioso scenario che stamattina si presentava nella piccola isola napoletana mentre sulla terraferma si festeggiava San Gennaro. Una provocazione nata per protestare contro la soppressione della sezione distaccata di Ischia del Tribunale di Napoli, una decisione definita “penalizzante per l’intera cittadinanza”. Dopo che il rabbioso corteo ha attraversato le strade del centro dell’isola, la manifestazione, organizzata dall’associazione forense dell’isola d’Ischia, è continuata con lo sbarramento simbolico dell’ingresso del porto da parte dei sindaci dei sei comuni ischitani, a bordo di un’imbarcazione. Alla protesta hanno partecipato anche numerose associazioni sindacali e di categoria, gli autotrasportatori, i quali hanno sfilato con ben 15 camion, e gli studenti che invece hanno occupato un traghetto della Caremar. La contestazione è terminata con il fuoco: gli avvocati hanno incenerito due toghe, simbolo di una Giustizia che sta finendo in fumo. Una mattinata di rabbia e di dissapori emblema di una sistema che perde acqua da tutte le parti. Una situazione, questa, che precipita sempre più; un naufragare che, in senso figurativo, va in netta antitesi con la Concordia che invece si è “tristemente” rialzata, proprio pochi giorni fa. Una nave risollevata al cospetto di un Paese dove gli Italiani invece tristemente “affondano”, in un mare di caos e decisioni irragionevoli.
Bruna Di Matteo