
L’OFF/OFF Theatre, nella splendida cornice di Via Giulia, in Roma, ha ospitato lo spettacolo “Benvenuti a Casa Morandi”, in cui, come in un drink ben riuscito, grazie allo shakeraggio di musica, ironia e intimità, lo spettatore si gode in scena i protagonisti: Marco e Marianna Morandi, figli del Gianni nazionale e dall’attrice Laura Efrikian. I due fratelli raccontano la loro infanzia, mettono in scena i sentimenti e il quotidiano di una delle famiglie più amate d’Italia, omaggiando la loro amatissima e devotissima tata Marta.
Lo spettacolo è diretto magistralmente da Pino Quartullo, un nome, una garanzia, che con garbo è riuscito a donare risate, momenti di riflessione e sorrisi commossi ad una platea senza posti vuoti. Lo stesso garbo, che ha concesso nella breve intervista che segue, per Linkazzato.it.

Da dove nasce l’idea di questa commedia e come è stato dirigere i fratelli Morandi?
Io conoscevo professionalmente Marco Morandi, l’ho sempre stimato molto. Nel ‘93 feci uno spettacolo con Marianna Morandi, “Risiko!”, di Francesco Apolloni in cui recitavano: Alberto Molinari, Francesco Apolloni, che era sia autore che attore, Lucrezia Lante Dell Rovere e Marianna, appena uscita dall’Accademia. E’ stato uno spettacolo che ha avuto molto risalto, è molto piaciuto. Evidentemente Marianna ha avuto un buon ricordo perché quando poi, dopo trent’anni, ha deciso di tornare a recitare, ha deciso di convocarmi come regista e propormi dei testi su cui loro stavano lavorando, sia Marco che Marianna che l’autrice, Elisabetta Tulli. I Morandi avevano lavorato insieme alla Tulli su del materiale che riguardava la loro vita.
Me l’hanno fatto leggere, era interessante e a tratti divertente, però secondo me mancavano alcune cose, quindi mi sono introdotto anche come autore nel testo, ho aggiunto, per esempio, il personaggio del trasportatore che è un ex ballerino di Raffaella Carrà, ed è realmente, questo attore, Marcello Sindici, un ex ballerino di Raffaella Carrà, quindi è un triplo biopic: dei due Morandi e di Marcello Sindici, che in qualche modo usano quello che gli è successo nella vita per creare una commedia.
Quindi questa commedia potrebbe essere rappresentata anche in altri paesi, facendola interpretare da altri attori, ma chiaramente in Italia ha un significato diverso perché, essendo vita vissuta, con fatti e persone realmente successi, ha una valenza maggiore. E io mi sono trovato molto bene a dirigere i tre attori. Marcello già lo frequentavo e ha collaborato con me in altri spettacoli come “Live Designer”, il suo debutto teatrale; con Marianna ho lavorato benissimo, l’ho trovata cresciuta come attrice, entrambi sono molto divertenti come attori e Marco è un musicista e cantante bravissimo. Ha un orecchio assoluto e entrambi, ripeto, sono molto comici e anche molto veri, non soltanto nel raccontare loro stessi, ma anche nell’affrontare certe situazioni teatrali in cui nella commedia si trovano.
Questa commedia ironica, propone delle riflessioni importanti… su cosa voleva farci riflettere?
Marianna e Marco hanno un pò usato il teatro per stare insieme, per ritrovarsi, per progettare uno spettacolo e raccontare un pò della loro vita, perché credo che quello che è successo a loro riguardi un pò tutti: avere avuto dei genitori, magari severi, dei genitori separati e di essere cresciuti con una baby sitter, con una tata, per cinquant’anni.
Quindi il personaggio di Marta, la governante, è un pò il pretesto, ma anche la protagonista vera di tutto questo spettacolo, perché è una donna che non ha avuto storie con uomini, non ha avuto figli dedicandosi totalmente alla famiglia Morandi. Quando lei è venuta a mancare, sono andati nella sua casa e hanno ritrovato molte delle loro cose. Io registicamente e un pò come autore, ho pensato che sarebbe stato bello immaginare che lei avesse ricostruito la loro cameretta.
Quindi in scena noi vediamo la ricostruzione della loro cameretta quando erano piccoli, con tutte le loro cose che lei aveva veramente conservato: i libri di scuola, i giocattoli, i vestitini, tutto un loro mondo che loro pensavano perduto, addirittura le lettere che loro scrivevano coi primi fidanzati e fidanzatine, lei ha conservate tutte in una scatola.
I telecomandi: diceva sempre che gli si rompevano, mentre invece era un pretesto per far andare Marco a casa sua. Quindi molti oggetti che diventano elementi dirompenti per ricordare momenti di vita passata: momenti malinconici, momenti teneri, momenti intensi, momenti comici, momenti assurdi.
Ecco, credo che per Marco e Marianna fare questo spettacolo è un po’ una terapia di gruppo, col pubblico, in cui condividono appunto quello che sono stati, anche le loro speranze, le loro incertezze, i loro sogni, i loro fallimenti, fallimenti professionali, fallimenti sentimentali… e quindi credo che questo poi diverta, e intenerisca anche, il pubblico.
Il teatro la assorbe completamente da sempre. Il cinema non potrebbe darle le stesse emozioni?
Negli anni ‘90 ho fatto quattro film, lungometraggi. Purtroppo poco si conciliano il teatro e il cinema, perché il teatro viene programmato per tempo e il cinema invece è imprevedibile nei suoi tempi di realizzazione. Quindi un artista deve fare delle scelte: o fai teatro o fai cinema, soprattutto se fai il regista. Quindi dopo aver fatto per dieci anni dei film, che hanno un pò ostacolato la mia possibilità di fare teatro, ho avuto bisogno di dedicare più la mia vita al teatro e rallentare un pò col cinema… solo che ho rallentato un pò troppo e adesso sto cercando di riprendere… e dopo tanti anni, è un pò più complicato.

Progetti futuri?
Ho dei progetti molto belli, molto interessanti, originali, che spero di poter realizzare. Uno di questi si intitola “Gli illusionisti”. Ha già avuto un riconoscimento dal Ministero della Cultura e un contributo dalla Calabria Film Commission e spero di girarlo entro quest’anno. Poi il teatro mi piace sempre molto, per cui spero di non doverci rinunciare mai. Quest’anno sono stato in scena come attore con “Todo Modo” di Sciascia e poi ora con “Basta poco”, scritto e interpretato da Antonio Cornacchione con Alessandra Faiella e la regia di Marco Rampoldi, mentre invece “Todo Modo” di Sciascia, la regia è di Fabrizio Catalano Sciascia, nipote. Come regista ho curato uno spettacolo dedicato a San Francesco, tratto dal romanzo di Éloi Leclerc che si intitola “La sapienza di un povero”, il mio adattamento teatrale, si è intitolato, “La storia di Francesco”. Ora la sto riprendendo in una nuova pressione, più musicale, con brani cantati e il titolo sarà “Il viaggio di Francesco”.
… E poi certo, naturalmente continuerà la tournée dello spettacolo con Marianna e Marco Morandi.
Fonte immagini: Instagram Pino Quartullo