

Giovedì 23 luglio è stata presentata la stagione 2020/21 del museo Madre di Napoli, diretta da Kathryn Weir.
6 progetti espositivi, più di 30 artisti provenienti da altrettanti paesi, 6 nuove collaborazioni con enti e istituzioni pubbliche e private nel mondo, oltre 20 realtà del territorio coinvolte: la stagione 2020/2021 del museo Madre, presentata per la prima volta con un calendario di programmazione annuale e realizzata con fondi POC (Piano Strategico Complementare cultura e beni culturali – Programmazione 2020 e Convenzione CUP G62I20000070006), si articolerà in mostre e progetti speciali, con focus tematici di approfondimento e riflessione.
Il museo d’arte contemporanea della Regione Campania presenta i risultati di un lavoro di pianificazione e progettazione che non si è mai arrestato durante la chiusura dovuta alla pandemia da Covid-19.
“Più che un magazzino per oggetti – dichiara Kathryn Weir, direttrice artistca del Madre – un museo, oggi, ha la potenzialità per essere un centro di sperimentazione aperto, da cui attingere idee, strumenti e strategie. Così, attraverso la sua programmazione, il Madre si propone di diventare uno spazio che favorisce il dialogo tra diverse parti della società e discipline, per affrontare, nel campo dell’arte, importanti questioni del nostro tempo.
Il Madre ha già sperimentato nuovi modelli di didattica e incontro con i suoi diversi pubblici, e ora è il momento di approfondire questo confronto. Il periodo dell’emergenza ha visto rafforzarsi la necessità di identificare valori condivisi su cui ricreare un tessuto sociale e costruire modelli di convivenza sostenibile. Si può fare affidamento sulla resilienza che Napoli ha dimostrato in più occasioni, specialmente durante i molti processi di rinascita che ha dovuto affrontare, che hanno sempre coinciso con importanti stagioni di ricerca e sperimentazione artistica” continua Kathryn Weir.
La nuova stagione espositiva sarà inaugurata con la retrospettiva “Alessandro Mendini: piccole fantasie quotidiane” (29.10.2020 – 01.02.2021), seguirà un nuovo format che sarà inaugurato a dicembre dal titoloo, “Rethinking Nature” (17.12.2020 – 12.04.2021), curato dalla direttrice artistica Kathryn Weir.
Spazio alla fotografia con la mostra “Peter Lindbergh: Untold Stories” (25.03.2021 – 28.06.2021), per poi presentare le nuove produzioni di artisti, tra cui Rossella Biscotti, Alessandra Cianelli, Sagal Farah e Giulia Piscitelli per la mostra “Bellezza e Terrore” (working title), nata dalla collaborazione tra Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee e il Goethe-Institut di Napoli. Dal 24.04 al 28.06.2021 il progetto espositivo affronterà temi quali colonialismo e fascismo, razzismo e violenza – tornati drammaticamente al centro del dibattito internazionale degli ultimi anni – attraverso lo sguardo di artisti, teorici e critici contemporanei, esplorando una concomitanza geografica e temporale fra storie mai raccontate assieme.
La collezione del Madre si amplierà inoltre con l’acquisto dell’installazione di Temitayo Ogunbiyi e con la donazione dell’opera video di Mathilde Rosier “Le Massacre du printemps” visibile in un progetto curato da Andrea Viliani e realizzato in collaborazione con Residency 80121 (24.10.2020 – 16.11.2020).
Il museo d’arte contemporanea proseguirà inoltre la sua azione di radicamento sul territorio con strategiche convenzioni progettuali con partner come il MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli, diretto da Paolo Giulierini, e il Teatro Stabile di Napoli, diretto da Roberto Andò, guardando anche alle eccellenze italiane come La Milanesiana ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, con cui organizzerà l’inedita mostra fotografica di Carlo Verdone “Nuvole e colori”, che si inaugurerà il 30 luglio con un talk pubblico dell’attore e regista con Paolo Mereghetti, grande critico cinematografico il cui nome è associato al famoso dizionario dei film. Una nuova collaborazione anche quella con l’Osservatorio Ethos della Business School dell’Università Luiss di Roma per un progetto speciale, su cui le rispettive istituzioni hanno lavorato scientificamente dal 2019, commissionato dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee all’artista ghanese Ibrahim Mahama, da sempre attento a rinvenire, nella storia, tracce e segni dello sfruttamento, in particolare in Ghana, nei materiali e negli edifici post industriali.