
Uno dei misteri più grandi dell’archeologia è legato al nome di Tutankhamon, il faraone il cui regno durò soltanto 9 anni, morto in giovane età. La sua tomba venne ritrovata il 4 Novembre 1922, almeno così credeva Howard Carter, archeologo ed egittologo britannico: la morte del giovane Tutankhamon avvenne improvvisamente, queste circostanze indussero la sua famiglia a utilizzare la tomba di Nefertiti, morta sette anni prima.
Sulla base di questo mistero, i ricercatori di Archeo-Fisica del Politecnico di Torino hanno ottenuto il via libera dall’Egitto per decisive rilevazioni “geo-radar” all’interno della tomba di Tutankhamon, poiché secondo una teoria dell’egittologo inglese Nicholas Reeves, la tomba del faraone potrebbe nascondere altre stanze “segrete”, facenti parte della tomba di Nefertiti. Le misurazioni saranno condotte dal 31 gennaio al 6 febbraio e “avranno l’obiettivo di verificare l’eventuale presenza di spazi vuoti e/o di corridoi nascosti dietro le pareti della camera funeraria di Tutankhamon”, che gli specialisti indicano col codice “KV62”, precisa il Politecnico piemontese in un comunicato.
In Egitto, anche se un re moriva inaspettatamente, si avevano 70 giorni di tempo per riempire il sepolcro a lui destinato con oggetti che secondo le usanze potevano essergli utili nell’Aldilà. All’interno della tomba di Tutankhamon furono ritrovati il sarcofago d’oro massiccio del faraone e circa 5.398 oggetti preziosi di altissimo valore economico e storico che ci mostrano quali fossero gli arredi e gli utensili usati quotidianamente in Egitto. Un eventuale scoperta di stanze segrete collegate alla tomba, porterebbe alla luce importanti informazioni storiche e soprattutto potrebbero risolvere il mistero sulla tomba di Tutankhamon.
Tuttavia Il Politecnico avverte che “manca al momento la conferma che queste cavità sospette siano direttamente collegate alla KV62, un tassello essenziale di questo puzzle che le misure geo-radar del prossimo febbraio aiuteranno a stabilire”.