

[dropcap]I[/dropcap]mmaginate la scena: un esperto denuncia da anni l’inquinamento della Campania, terra un tempo felix. La racconta a tutti i media nazionali e non, fa il giro d’Europa, arriva a Bruxelles, e quando torna in Italia gli chiedono: “Ma Perché, cosa accade in Campania?”. “È un po’ come nella storia del cavalluccio rosso di Così parlò Bellavista: io sono lo zio che compra il giocattolo al piccolo Geppino, subisco un furto, e tutti mi chiedono di raccontare la storia daccapo”. Insomma: il professor Antonio Marfella, oncologo e tossicologo dell’ospedale Pascale, da anni ripete la stessa storia. Lo farà anche oggi a Roma, assieme al collega di Caserta Gaetano Rivezzi e al parroco di Caivano Maurizio Patriciello. Il problema dei terreni avvelenati , dal Giuglianese passando alla maxi-area di Caivano, non va risolto con un inceneritore. Ci sono altre priorità, per la Campania. E tutti fanno finta di niente. [divider]“Non serve quell’impianto – continua a ribadire – e lo spiegherò anche domani (oggi, ndr)alla commissione del Senato, perché il vero problema della Campania sono i rifiuti tossici industriali”. Dopo il no di autorevoli scrittori e personaggi della politica alla costruzione del termovalorizzatore in quel di Giugliano, arriva l’ennesima bocciatura, in ambito scientifico, alla costosa opera al centro delle polemiche di inizio settembre. Un no diverso dai soliti oltranzisti della protesta scandita da barricate e tafferugli con la polizia. Un’opposizione con dati (drammatici) alla mano. “La mia posizione è basata sui numeri – ragiona a voce alta Marfella –. Numeri che vogliono ricordare, ancora una volta, l’inutilità di un inceneritore a Giugliano. La Campania è in perfetta media nazionale in materia di incenerito procapite – spiega l’esperto – e cioè, attraverso l’impianto di Acerra, riesce a bruciare gli stessi rifiuti urbani, pari a cento tonnellate procapite, delle altre regioni del Paese”.
Qual è il vero nodo da sciogliere, allora? Quale sarebbe la matassa così difficile da cardare, in Campania? “Innanzitutto gli interessi della criminalità, sia quella definita camorra sia quella in giacca e cravatta – evidenzia Marfella –. Volete davvero dare un duro colpo all’inquinamento ambientale? Bene, allora attaccate le grandi aziende che evadono le tasse, quelle cioè che producono e allo stesso tempo smaltiscono rifiuti sulle nostre terre eludendo qualsiasi controllo”. Di più: “Il problema dei rifiuti urbani sono risolvibili anche con altri piani, tipo la raccolta differenziata. Ma non vorrei soffermarmi su questo, che dev’essere questione di cui dovrebbe occuparsene la politica. Il vero problema, oggi, è rappresentato dall’inquinamento ambientale, che in zone come Giugliano è alla stregua di quello registrato in questi giorni in Siria. Solo che lì c’è una guerra, da noi invece vent’anni di malapolitica”.
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