I partigiani della cultura, così come Erri De Luca ha definito il folto pubblico del Teatro Bolivar, si sono emozionati alle parole mai banali e sempre intense dello scrittore che insieme a Cosimo Damiano Damato e l’ensemble Minuscola Orchestra Balcanica di Giovanni Seneca con Anissa Gouizi e Gabriele Pesaresi, ha portato in scena “Le Rose di Sarajevo”.
Un viaggio attraverso la parola che, ricorda Erri De Luca, è un dono e si fa collante di legami intensi e duraturi come quello dello scrittore con l’amico fraterno e poeta Izet Sarajlic a vent’anni dalla sua scomparsa, noto per il suo celebre verso: “Chi ha fatto il turno di notte per impedire l’arresto del cuore del mondo? Noi, i poeti”.
Un’amicizia fatta di stima e rispetto, nata sotto le bombe della guerra di Sarajevo assediata da una guerra che come tutte le guerre come ricorda Erri De Luca (volontario sui convogli umanitari a Sarajevo) è l’unico effetto che nessuna causa possa mai giustificare.
Segue cosi la lettura di questo scambio epistolare tra i due poeti, un lungo e appassionato carteggio che rievoca quella Sarajevo degli anni Novanta, in cui i cittadini andavano alle serate di poesia nel buio di una città senza corrente elettrica. Una strenua resistenza a suon di versi poetici.
Erri De Luca regala una serata di grande spessore intellettuale e ad alto contenuto emotivo addolcita dalla piacevole atmosfera musicale balcanico-Mediterranea.
Ad Erri De Luca va il grande merito di narrare in modo poetico ma autentico una cosa così atroce quale può essere la guerra , l’unico capace nel vedere nelle schegge delle granate un rosario incastonato sul suolo.