[dropcap]I[/dropcap]l parallelismo tra il progetto tecnico del Napoli e quello del Borussia è il leitmotiv della settimana che precede l’incontro tra queste due meravigliose realtà calcistiche, pronte a darsi battaglia all’esordio in Champions League. Ebbene questo parallelismo è a dir poco fuorviante e campato in aria, dato che tra la società tedesca e quella partenopea l’unica affinità sta nel rispetto rigoroso dei parametri economici stabiliti dal fair play finanziario.[divider] Infatti la società azzurra, sebbene le parole del presidente De Laurentiis abbiano indicato nei giallo-neri di Dortmund il modello vincente da seguire, è lontana anni luce dalle politiche adottate dal club teutonico e il recente mercato e gli scarsi investimenti nel settore giovanile non hanno fatto altro che confermare ciò. [divider]Basterebbe vedere la composizione delle rose d’entrambe le squadre per accorgersi che di analogie non ce ne sono, visto che la rosa del Borussia ha un’ età media di 24,6 anni, mentre quell’azzurra è di 27,1, e che le capacità di scouting dei tedeschi sono tali da aver permesso l’arrivo in Vestfalia di giocatori del calibro di Hummels, Subotic,Bender,Gundogan, Lewandowsky, Kagawa, venduto l’anno scorso al Manchester United per 30 milioni di euro, Błaszczykowski e Piszczek, allora sconosciuti, adesso top player di fama mondiale.[divider]Inoltre il Borussia ha potuto usufruire di talenti provenienti dal vivaio come Gotze, venduto quest’anno al Bayern Monaco per 37 milioni di euro, Grosskreutz, Schhmelzer, Kehl e Sahin, non dimenticando che Marco Reus, probabilmente l’unico errore di valutazione fatto dalla dirigenza del Borussia in questi anni, è stato riportato alla base dal Borussia Mönchengladbach per 18 milioni di euro. Insomma di strada da percorrere per gli azzurri ce n’è tanta, ma qualche presupposto per eguagliare e, magari, migliorare quanto fatto dai tedeschi c’è, dato che De Laurentiis ha affidato la panchina degli azzurri a Benitez, un tecnico che, come Klopp, potrebbe restare a lungo alla guida del suo club e cambiare le strategie di mercato societarie, puntando maggiormente su giovani talenti e sul miglioramento del settore giovanile e dando un’ identità di gioco precisa alla squadra azzurra. Basterà lavorare “sin prisa, pero sin pausa”, vero Rafa?
Luigi Testa