![](https://i0.wp.com/www.linkazzato.it/wp-content/uploads/napoli-pride-18-600x400.jpg?fit=600%2C400&ssl=1)
La massa arcobaleno si è mobilitata da Piazza Dante, invadendo con le sue musiche ed i suoi colori il centro storico di Napoli, prima di terminare la propria sfilata tra Piazza del Plebiscito ed il lungomare. Tutto questo è successo ieri, in occasione del Gay Pride 2019, un evento che, come storicamente succede nella metropoli partenopea, riesce a coinvolgere migliaia di uomini, donne e bambini in un clima festoso e, soprattutto, orgoglioso di se stesso.
![](https://i0.wp.com/www.linkazzato.it/wp-content/uploads/napoli-pride-18-600x400-1.jpg?resize=600%2C400&ssl=1)
La vera novità, invece, arriva dal Comune di Napoli: se storicamente il sindaco Luigi de Magistris aveva sempre dimostrato il proprio supporto alla comunità LGBT+, quest’anno ha addirittura deciso di sfilare in primissima linea, esponendo anche i gonfaloni del Comune di Napoli e della Città metropolitana di Napoli (cosa che ha creato, nel cuore di chi scrive, una sincera commozione, non lo nego).
Il supporto delle principali cariche politiche della città, però, è purtroppo un fenomeno in controtendenza, soprattutto considerata la campagna omofoba del ministro Fontana, supportata dal vicepremier Salvini.
![](https://i0.wp.com/www.linkazzato.it/wp-content/uploads/pride-napoli1.jpg?resize=640%2C360&ssl=1)
Il Pride di quest’anno più che mai, però, ci ricorda il valore delle manifestazioni in piazza come mezzo per lottare per i propri diritti: il Mediterrean Pride 2019, infatti, ricorre a 25 anni dal primo Pride in Italia, tenutosi a Roma nel 1996 e, soprattutto, nel 50ennale anniversario dagli eventi di Stonewall, dove un gruppo di omosessuali newyorkesi si opposero per la prima volta alla durissima persecuzione della polizia a cavallo tra gli anni ’60 e ’70.
Può quasi sembrare strano, dunque, che adesso la comunità omosessuale manifesti la propria rabbia per la disuguaglianza nell’ambito diritti civili che ancora esistono rispetto alle coppie eterosessuali, ma , in realtà, si tratta esattamente di ciò che succedeva nel 1969 a Stonewall: si dimostra che quando c’è l’orgoglio e non si sente il bisogno di nascondersi e fare un passo indietro, si può davvero compiere una rivoluzione.