

Dopo la morte di Antonella, una bambina di Palermo di 10 anni, a causa della sua partecipazione alla sfida “blackout challenge” lanciata sul social tik tok, finalmente il Garante Italiano per la Privacy (attenzione non il Garante Italiano per la tutela dell’Infanzia e l’Adolescenza che sull’argomento tace in modo assordante) è intervenuto a gamba tesa sul problema della tutela dei dati consegnati dagli utenti ai social network. Eppure l’ordine del blocco imposto al social Tiktok in Italia ancora non ha avuto alcun concreto seguito giacché, come tutti potranno riscontrare facendo accesso dal profilo di un minore, il social risulta ancora perfettamente funzionante. Questo perché l’ordine richiesto dal Garante Italiano dovrà essere confermato da quello Irlandese, dove ha sede la proprietà del social, e il termine imposto per la risposta è stato fissato per il 15 febbraio 2021. La decisione del Garante potrebbe davvero segnare una svolta importantissima, sempre se non si esaurisca in un mera ammonizione, ma sia finalizzata ad ottenere una normativa europea che si ponga a reale tutela dei dati dei consumatori e quindi nel caso di specie dei minori, che li consegnano ai social per fare accesso all’appetibile mondo dei loro contenuti davvero difficili da controllare e selezionare.
Sintetizzando con il provvedimento il Garante ha detto al social che deve usare i dati dell’utente solo se ha modo di verificarne l’età. Ma sappiamo che nessun social, e quindi neppure Tiktok , ha modo di verificare la reale età dei suoi utenti, a meno che non gli richieda l’inserimento della carta di credito. Se così fosse solo l’intervento di un adulto potrebbe consentire ad un minore di poter accedere ai social, e la riconducibilità all’adulto sarebbe immediata così come la responsabilità sui dati forniti, con tutte le ulteriori conseguenze giuridiche del caso. Insomma rendere obbligatorio ed effettivo l’“age verification” sui social così come previsto dal Gdpr europeo. Ma ciò difficilmente accadrà perché ormai questi colossi grazie all’indotto economico che riescono a muovere, non vengono adeguatamente fronteggiati dalla politica.
Vorremmo una tutela delle persone, ma se si riuscisse ad ottenerla attraverso la tutela dei loro dati potrebbe anche andarci bene. Per il resto occorre l’educazione digitale nelle famiglie e nelle scuole.
Federica Mariottino
Avvocato