[dropcap]“L[/dropcap]iberate Cristian”: queste le parole disperate di Napoli e dell’Italia. Cristian D’Alessandro è un 31enne napoletano attivista di Greenpeace che, insieme ad altri 29 membri provenienti da tutta Europa, dal 19 settembre scorso si trova in stato di fermo nelle carceri russe. L’arresto è scattato il mese scorso nelle acque artiche, durante una protesta palesemente pacifica contro le trivellazioni da parte della piattaforma petrolifera di Gazprom. In seguito ai tentativi di scalata sul basamento, attuato dagli esponenti di Greenpeace esclusivamente a scopi dimostrativi, i giovani protestanti, a bordo della rompighiaccio Artic Sunrise, si sono visti letteralmente “attaccati” dalle autorità russe che, utilizzando anche i fucili, hanno fermato la manifestazione. I membri sono stati arrestati sulla terraferma mentre la nave è stata sequestrata. Le accuse? Pirateria. Imputazione, questa, subito smentita dal presidente russo Putin. Smentita più che doverosa dato che la vicenda è avvenuta in acque internazionali ed i volontari erano completamente disarmati. Ma restano ancora in galera, rischiando di scontare una pena di 15 anni. [divider]Subito l’Italia si è mobilitata attraverso l’intervento del ministro degli esteri Emma Bonino, del consolato a San Pietroburgo, degli esponenti di Greenpeace ed attraverso vari appelli ed iniziative dei cittadini italiani e dei parenti del napoletano. Anche nella città partenopea non sono mancate e non mancheranno le mobilitazioni, come spiegato ai microfoni de Linkazzato.it da Danilo Bifulco, membro di Greenpeace. Il castello Maschio Angioino, infatti, è stato già teatro di una dimostrazione pubblica in cui è stato srotolato un grosso striscione riportante la scritta “Liberate Cristian”. Secondo le parole di Bifulco, i cittadini napoletani e del Paese posso concretamente partecipare attraverso la firma di una petizione, la quale ha raggiunto un milione di firme in appena due settimane. Cifra che deve continuare a crescere. Per ora è necessario far ascoltare la propria voce, gridare a pieni polmoni la liberazione di Cristian e degli altri attivisti. Per farlo bisogna essere uniti, bisogna firmare; solo così, si spera, le urla diventeranno così forti da arrivare fino in Russia. Difendere l’ambiente attraverso l’azione non-violenta, come tentato dall’equipaggio dell’Artic Sunrise, non è un reato. Difendere l’ambiente è proteggere la vita dell’umanità. Liberate Cristian, liberate tutti gli attivisti.
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Per firmare la petizione:
http://www.greenpeace.org/italy/it/libera-i-nostri-attivisti/?[/box]
Intervista a Danilo Bifulco, membro di Greenpeace
Bruna Di Matteo