
Ascoltava la musica dalle sue cuffiette, ignaro che fosse spiato o meglio ascoltato, questa l’incredibile storia di un ragazzo dell’Illinois di nome Kyle Zak, che ha denunciato la Bose (società che produce sistemi audio) per violazione della privacy.
Sembra di vedere il film The Truman Show, dove per chi non se lo ricordasse, il protagonista Truman vive in un mondo costruito su misura per spiare i suoi comportamenti, e invece è la scottante verità. Un ragazzo dell’Illinois viene spiato dall’applicazione Bose Connect, un app. che permette di collegare le cuffie wireless (senza fili) al telefono, ma che in realtà, sotto sotto, registra i gusti del ragazzo e li vende a terze parti.
Scoperto l’inghippo, Kyle prontamente ha denunciato la cosa alle autorità competenti e secondo i suoi avvocati, la Bose avrebbe violato l’Electronic Communications Privacy Act del 1986 e una serie di leggi statali sulla privacy.
“La selezione personale di materiale audio – tra cui musica, radio, podcast e letture – fornisce un’incredibile quantità di informazioni sulla personalità, il comportamento, le opinioni politiche e l’identità personale dell’utente“, scrivono gli avvocati che aggiungono: “chi ascolta una preghiera
musulmana è molto probabilmente di fede musulmana, chi ascolta un podcast su Hiv e Aids ne è probabilmente affetto”.
In poche parole i nostri gusti musicali o ciò che ascoltiamo sono una grande fonte di informazioni che, se messe nelle mani sbagliate, cosi come in quelle sapienti, possono fare la differenza. Per riallacciarci alla difesa degli avvocati, poniamo ad esempio il caso che le forze dell’ordine volessero informazioni sulle persone musulmane in un dato quartiere, gli basterebbe vedere i dati inerenti ai gusti musicali o ciò che ascoltano gli individui in quel posto per avere in breve tempo tutti gli elementi necessari. Questa la prospettiva nella migliore delle ipotesi, ma se questi elementi finissero nelle mani sbagliate?
Non solo la Bose raccoglie dati
A quanti infatti sarà capitato di ricercare un prodotto su google e, subito dopo, vedere apparire la pubblicità di un prodotto simile su Facebook? Questo accade perché il social network, cosi come la Bose, raccoglie dati sugli utenti per poi rivenderli ad altre società che si occupano di pubblicità.
Si tratta dei famosi Cookie (biscotto) che spesso i social ci chiedono di accettare. Infatti, andando a informarsi un po’, si legge: “I cookie vengono usati da terzi anche sui propri siti e sulle proprie app in relazione ai Servizi di Facebook” (clicca qui per il testo integrale).
Insomma, prima di tirare conclusioni affrettate e accettare qualsiasi termine di contratto, occorre fare attenzione e, nel caso sia possibile, tutelarsi al meglio affinché, la tanto agognata libertà personale sia rispettata.