

[dropcap]D[/dropcap]a 13 anni in strada, senza una famiglia, senza un lavoro, senza più speranze. Vive in un locale occupato ad Acerra con un cagnolino di 5 anni che tratta come un figlio. La sua “dimora” è tappezzata di murales che lui stesso ha dipinto “per passare il tempo”, testimonianza di un animo sensibile fortemente segnato da una vita che con lui non è stata di certo generosa. Si chiama Giuseppe, 39 anni. “Vivo giorni sempre uguali, alterno periodi di depressione dove mi sento inutile, penso al suicidio spesso e credo che prima o poi farò l’estremo gesto. Non ho più nulla da anni, non so come andare avanti se non fosse per la solidarietà di alcuni cittadini che mi portano da mangiare e qualche vestito di ricambio” – racconta Giuseppe ai nostri microfoni.
Eppure Giuseppe, che presenta anche un grave problema agli occhi – per leggere si aiuta con una lente d’ingrandimento di fortuna – è una persona colta. Ex geometra, ne sa di filosofia, di arte ed ama la compagnia. “Anni fa ho deciso di lasciare la ditta di costruzioni per cui lavoravo per preservare la mia integrità di uomo onesto ma non immaginavo che il prezzo da pagare fosse questo, tagliato completamente fuori dal lavoro, dimenticato dal mondo. Vorrei andare fuori o fare domanda per qualche lavoro anche saltuario ma non ho nemmeno i soldi per il biglietto del pullman”.
E speranze Giuseppe non ne ha più, le ha perse dopo troppi anni trascorsi per strada prima di accamparsi nell’ immobile, tra aggressioni subite e tanta indifferenza. “Ho interrotto i rapporti con la mia famiglia per gli stessi motivi per i quali avevo lasciato la mia occupazione. L’ideale della legalità non mi ha mai abbandonato nonostante tutto, anche se sconto ogni giorno le mie giuste decisioni”. Le parole pronunciate pacate, nostalgiche, a tratti arrabbiate di chi sa che ha perso tanto, anche l’affetto di una figlia. L’uomo è infatti divorziato ed ha una figlia 13enne: “L’anno scorso ho avuto finalmente la possibilità di incontrare mia figlia che vedendo la condizione disastrata in cui vivo non ha voluto giustamente sapere più nulla di me. Vorrei starle vicino, avere la possibilità di farle conoscere chi è veramente suo padre ma so che parte della sua vita me la sono già persa e che sono al momento impresentabile come persona, come uomo, non la biasimo”.
“Ci sono giorni in cui non dispongo di acqua, non riesco a lavarmi per mesi. Non ho legami e la mia vita è oramai una gabbia, solo un miracolo potrebbe salvare il mio destino segnato”.
Una storia triste, tragica che tuttavia potrebbe ribaltarsi. “Chiedo un lavoro umile per poter ritrovare la mia indipendenza, sono disposto a far tutto, aiutatemi a ritrovare la mia dignità”.
Linkazzato.it ha deciso di dare spazio al caso di Giuseppe e si appella a chi di buon cuore lo possa quanto meno prendere in considerazione.
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Intervista a Giuseppe, un senzatetto di Acerra
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Paola Di Matteo