La mia classe è un film di Daniele Gaglianone, uscito in sala il 16 gennaio 2014, interpretato da Valerio Mastandrea, Bassirou Ballde, Mamon Bhuiyan, Gregorio Cabral, Jessica Canahiure Laura, è stato girato in tre settimane e con pochissimi mezzi; dura 92 minuti e tratta in tema dell’immigrazione. Prodotto da Axelotil Film, Kimerafilm, Relief, Rai Cinema e con il contributo di MiBAC (Direzione Generale per il Cinema con il patrocinio del Ministro per l’Integrazione), il
film incontra problemi per la distribuzione: sono pochi i privilegiati che possono vederlo perché, effettivamente, non ci sta in molte sale italiane. [divider]I primi lavori sul tema dell’immigrazione furono
Pummarò, del 1989, esordio alla regia di Michele Placido e nel 1991
Brindisi Story: un film sullo sbarco degli albanesi a Brindisi, in data 25 febbraio 1991. Negli anni 2000 poi un boom di prodotti cinematografici, tra cui ricordiamo giusto qualche nome:
Saimir, Io sono Li, Terra ferma, Là-bas, Alì ha gli occhi azzurri, La nave dolce. Il protagonista de La mia classe, interpretato da Valerio Mastandrea, è un insegnante di italiano L2 (italiano per stranieri). Sono sedici gli studenti immigrati “veri” in una classe di un CTP (centro territoriale permanente) nel Pigneto, quartiere multietnico di Roma. Oltre all’assenza di un copione per i ragazzi, e dunque quello che si racconta è il loro reale vissuto costituito da sorrisi e pianti autentici, avviene qualcosa di insolito durante le riprese: un “attore” non può più restare in Italia perché il permesso di soggiorno è scaduto. A quel punto il regista e la troupe decidono di entrare ed uscire dalla scena continuamente, combattendo per quella giusta causa, impedendo che il film saltasse. [divider]
Film di denuncia e dal tema scottante: motivi per i quali il “sistema” lo ha rifiutato. Probabilmente, non rientrava nei canoni della banalità. Dunque il film è stato auto-distribuito.
Il cast ha dovuto cercare canali alternativi:
lo ha portato in quelle poche sale da cui è partita la richiesta. «
Il sogno della vita sarebbe se tutto il cinema potesse esistere e potesse esser visto», su queste amare parole dell’attore Mastandrea la riflessione è d’obbligo.