[dropcap]I[/dropcap]l dottor doping è stato condannato ad un anno di carcere, ma senza dimorare in prigione. Dovrà pagare circa 4500 euro di multa e non potrà esercitare la professione per 4 anni. E’ questo il prezzo (alto?) che Eufemiano Fuentes deve pagare per aver messo in piedi una rete internazionale di doping legata soprattutto al ciclismo e smascherata nel 2006 dall’ “Operacion Puerto”. Le famose sacche di sangue ritrovate 7 anni fa consentirebbero di far luce su 35 atleti e quindi sui veri protagonisti dello scalpore internazionale, ma non usciranno dal laboratorio di Barcellona: non verranno consegnate alle autorità sportive ed alla fine del processo, dopo il secondo e l’eventuale terzo grado, verranno annientate. Fuentes in particolare è stato condannato per delitti contro la salute pubblica dal giudice Julia Patricia Santamaria, che ha presieduto la corte della sezione penale del Tribunale di Madrid.[divider] Il pubblico ministero Rosa Calero aveva chiesto due anni e mezzo per lo stesso, non accusato di doping semplicemente perché, all’epoca dei fatti, in Spagna l’uso di sostanze illecite non era considerato un reato. Una condanna a 2 anni avrebbe spedito Fuentes in prigione. Al di sotto di tale soglia, invece, scatta la sospensione. Alla lieve pena decisa per principale imputato, che dovrà pagare 15 euro al giorno per i prossimi 10 mesi, si aggiungono i 4 mesi inflitti a Jose’ Ignacio Labarta, ex direttore sportivo, che per periodo analogo non potrà svolgere mansioni nel ciclismo. Piena assoluzione invece per la sorella di Fuentes, Yolanda, e per gli altri ex dirigenti Manuel Saiz e Vicente Belda. Fuentes ha sostenuto che le trasfusioni facessero parte di un percorso terapeutico. [divider]I protocolli elaborati dall’imputato non puntavano a ”tutelare la salute degli atleti ma a migliorare le prestazioni attraversi metodi artificiali. Questo costituiva un potenziale rischio per gli atleti stessi”, in pericolo per l’assunzione di Epo, ormone della crescita, testosterone, insulina o gonadotropine. Ma non entrano in scena le vere protagoniste della vicenda: le oltre 200 sacche ematiche sequestrate a Fuentes dalla Guardia Civil che sono destinate ad essere distrutte, insieme al materiale informatico e ai supporti tecnologici, quando la sentenza diventerà definitiva. Infatti, le sacche permetterebbero di identificare i pazienti-clienti del dottore. Alcuni, sono stati individuati grazie a codici e soprannomi abbinati ai campioni. Altri, tanti altri, sono rimasti nell’ombra. Solo le analisi sul DNA potrebbero far luce sul coinvolgimento, per ora solo presunto, di atleti di primo piano e, soprattutto, di discipline diverse dal ciclismo.
Bruna Di Matteo