[dropcap]N[/dropcap]on è facile recuperare da una rottura dei legamenti crociati ed è ancora meno facile se questi decidono di rompersi nuovamente, quando il peggio è ad un passo dal divenire passato ed il rientro in campo è in procinto di abbandonare i connotati della speranza per prendere quelli della realtà, conducendo sull’orlo di un baratro, dal quale non è possibile intravedere nient’altro che la fine di una carriera ancora tutta da scrivere, quindi di sogni, speranze e desideri. Ma Giuseppe Rossi ce l’ha fatta e non si è limitato soltanto a questo perché dopo essere stato lontano dai campi di gioco per più di un anno e mezzo, precisamente dal 26 ottobre 2011 al 19 maggio 2013, è stato in grado di conquistare una città esigente come Firenze e la vetta della classifica cannonieri, siglando 4 gol nelle prime 4 giornate di campionato che, insieme alla rete messa a segno contro il Pacos Ferreira in Europa League, portano il bottino di Pepito a quota 5 gol in altrettante partite. [divider] Si diceva appunto di Firenze e di quanto fosse difficile guadagnare la stima e l’affetto della tifoseria viola ma è stato proprio il calore e l’affetto di questa città e del popolo fiorentino a risollevare le sorti di Pepito che dal suo arrivo, datato gennaio del 2013, è stato subitaneamente circondato da un ambiente capace di infondergli fiducia e di aspettarne la resurrezione sportiva serenamente e pazientemente.[divider] Ovviamente chi ha indossato i panni di Cupido nella storia d’amore tra Firenze e Giuseppe Rossi è la famiglia Della Valle che nel gennaio 2013 ha investito la bellezza di 16 milioni di euro, di cui 10 versati immediatamente e 6 legati a bonus per acquisire il cartellino del talento italo-americano dagli spagnoli del Villareal, ritrovandosi in casa un giocatore che in poco tempo potrà raddoppiare il suo valore. D’altra parte se Pepito continuerà ad illuminare l’Artemio Franchi a suon di gol e grandi giocate, Prandelli sarà costretto a portarlo in Brasile, dove a goderne non saranno soltanto i tifosi della Fiorentina ma, si spera, anche quelli azzurri .
Luigi Testa