[dropcap]A[/dropcap] distanza di pochi giorni dal ritrovamento di un feto abbandonato nella cella frigorifera del laboratorio di biotecnologia dell’Università Bicocca di Milano, ieri pomeriggio, a Roma, in un bar del centro, in via del Circo Massimo, si è ripresentata la stessa tragica scena.
La macabra e triste scoperta è stata fatta intorno alle 18 dal gestore del locale che, avvertito da un addetto alle pulizie, ha immediatamente chiamato gli uomini dell’Arma.
Il corpicino, frutto di un aborto, e grande circa 10 centimetri, la grandezza di un un pugno, e si trovava avvolto in un fazzoletto e nel sangue all’interno di un cestino. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri del nucleo Roma Centro e della sezione Rilievi che hanno immediatamente controllato tutti i clienti presenti nel locale sperando di risalire alla madre.
Il feto sarebbe stato partorito da una donna straniera, probabilmente dell’Est, tra i 20 e i 30 anni. Secondo quanto si è appreso dalle testimonianze del personale che lavora all’interno, la giovane mamma, intorno alle 16, avrebbe chiesto di poter andare in bagno per poi uscire e andare via in fretta senza consumare nulla.[divider]
Non è il primo caso che avviene nella città capitolina. Prima, il 30 dicembre un analogo caso ha coinvolto una donna che ha partorito nel bagno di un fast food, gettando poi il neonato nel water, e pochi mesi dopo, il 28 febbraio, un’altra ragazza, di 25 anni, ha nascosto il povero figlioletto addirittura all’ interno di una borsa per poi recarsi ad un appuntamento con un amica. Ma in seguito ad un malore, ha gettato il figlio in un cassonetto dopodichè si è diretta tranquillamente in ospedale.
Alla notizia dell’ ennesimo caso, il sindaco di Roma, Gianni Allemanno, inorridito ha affermato:
“Esistono molteplici possibilità di partorire in anonimato e sicurezza e, per coloro i quali non avessero mezzi o l’intenzione di crescere un figlio, di affidare una vita alle cure e alle attenzioni delle strutture sanitarie e di volontariato. In questi casi, un gesto d’amore è dare a una nuova vita la possibilità di vivere”.
Claudio D’Addio