

[dropcap]I [/dropcap]farmaci, come è ben risaputo, servono per curare la salute dell’uomo:, da un semplice raffreddore fino a patologie gravi. Ma cosa succede se finiscono nei fiumi? Non c’è da aspettarsi nessun effetto benefico in questo caso, anzi, si osserva esattamente la reazione opposta. Lo afferma uno studio pubblicato dalla rivista Ecological Applications del Cary Institute of Ecosystem Studies di Millbrook, nello stato di New York, che ha diffuso l’allarme inerente all’aumento della presenza dei residui farmaceutici nei fiumi di tutto il mondo. Questo tipo di inquinamento è causato principalmente dalla fuga di acque reflue da canali vecchi ed in rovina o da esondazioni fognarie ed agricole. Anche quando le acque “inquinate” in questione, vengono filtrate attraverso gli impianti di filtraggio, i resti dei medicinali persistono in quanto i filtri esistenti non sono adatti per questo tipo di sostanze. Il risultato? I fiumi e corsi d’acqua di tutto il mondo sono pervasi da un mix di composti chimici di ogni genere come stimolanti, antibiotici, analgesici ed antistaminici. [divider]Per osservare i possibili esiti scaturiti dalle iterazioni degli ambienti acquatici con tali elementi, i ricercatori hanno studiato sei comuni farmaci su alcuni corsi d’acqua negli Usa, negli stati New York, Maryland ed Indiana. I principi attivi analizzati sono stati la caffeina, due tipi diversi di antistaminici (usati per i bruciori di stomaco e per le allergie) e l’antibiotico ciprofloxacina. L’autore dello studio Emme Rosi-Marshall ha spiegato a tal proposito:
Ci siamo concentrati sulla risposta dei biofilm perché anche se a occhio nudo non sembrano importanti sono in realtà delle comunità complesse, composte da alghe, funghi e batteri che vivono e lavorano insieme. Nei corsi d’acqua il biofilm contribuisce a mantenere la qualità dell’acqua riciclando le sostanze nutritive, cibo di diversi invertebrati che a loro volta nutrono gli animali più grandi
Dalla ricerca è emerso che l’effetto peggiore sul biofilm, ovvero lo strato di alghe, funghi e batteri che rende “viscide” le rocce dei fiumi e che è vitale per l’ecosistema, è quello del l’antistaminico difenidramina, usato per le allergie ed il più presente nei fiumi, capace di diminuire del 99% la fotosintesi che avviene al suo interno e di cambiare la gamma dei batteri presenti. Anche gli altri principi attivi hanno mostrato delle conseguenze, anche se di minore entità. E’ chiaro quindi che i rischi sono pesanti: i residui farmaceutici trovati nelle acque reflue sono in grado concretamente di distruggere l’ecosistema dei fiumi. Di fronte a tali problematiche la Marshall ha concluso:
E’ necessario capire anche come interagiscono tra loro le varie sostanze e soprattutto che effetto hanno questi cocktail di droghe sull’ecosistema e per questo saranno necessari ulteriori studi. Quella che però è ancora più necessaria è una innovazione nel sistema di trattamento delle nostre acque reflue. Attualmente solo una piccola frazione delle acque reflue mondiali viene trattata e le infrastrutture anche in molti Paesi sviluppati sono ormai obsolete
Bruna Di Matteo