
L’idea tutta facebookiana di mettere a disposizione nuove forme di monetizzazione per gli editori si respirava già da tempo. Lo scorso luglio, attorno alla tavola rotonda di Zuckerberg, si parlava di forme di abbonamento per gli Instant Articles, gli articoli superveloci della piattaforma accessibili da mobile: gli equivalenti degli Amp di Google. Ora quel progetto sta diventando realtà.
Entro la fine dell’anno partirà il test delle sottoscrizioni che riguarderanno agli Instant Articles. Saranno coinvolte dieci testate in tutto il mondo, Italia compresa (con il Corriere della Sera).
Per i siti a pagamento, la sottoscrizione sarà proposta al raggiungimento della consultazione di un determinato numero di articoli. Per i giornali online che invece prevedono entrambi i tipi di contenuti (sia a pagamento, che non), agli utenti verrà proposto di pagare solo alcuni articoli (modello freemium). Le transazioni saranno effettuate sui portali delle stesse testate e il 100% degli introiti finirà nelle tasche degli editori: nessuna trattenuta da parte di Facebook.
Una mossa che racconta un’attenzione della piattaforma al mondo dell’informazione, tanto più delicata adesso, all’indomani del Russiagate. La più recente cronaca non è che un incentivo a un percorso già avviato: lungo e dettagliato era il documento del reparto sicurezza dell’azienda, che già in aprile scorso accusava la politica di aver usato la piattaforma a scopi di propaganda.
Due i modelli che saranno provati: il primo è quello che prevede il paywall, che permetterà agli utenti di leggere gratis fino a un certo numero di articoli; il secondo è la modalità freemium con cui gli editori decideranno quali contenuti offrire gratuitamente e quali no. Il 100% dei ricavi andrà ai publisher, che gestiranno anche i pagamenti, e Facebook non tratterà nessuna percentuale. Il formato Instant Articles non ha soddisfatto pienamente gli editori tanto che alcune testate hanno abbandonato nei mesi scorsi il progetto. Diversi publisher, nello specifico, non hanno apprezzato il sistema di distribuzione dei contenuti soprattutto per quanto riguarda le entrate economiche (leggi l’articolo dedicato). Per questo Facebook è corso ai ripari con nuove iniziative e progetti.
Inoltre, il social ha annunciato l’arrivo di misure anti fake news nel nostro Paese: in Italia sarà presto più facile e immediato segnalare eventuali bufale condivise sul social ma non è stato ancora individuato un partner italiano per la verifica delle notizie, sulla scia di test attivati in Stati Uniti e Francia.