

L’interrogativo non è un’esortazione a discutere e a parlare quanto un invito a mangiare e a degustare i deliziosi dolci della tradizione carnevalesca. Chi in questo periodo non ha fatto incetta del tipico dolce che fa venire l’acquolina in bocca solo a vederlo nelle vetrine di fornai e pasticcerie? Le cosiddette “Chiacchiere”, delizie simbolo del Carnevale, sono così chiamate in Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria, a Milano e Parma. Lungo tutto lo stivale, ogni regione d’Italia possiede un termine per indicarle. A Roma e nelle Marche si chiamano frappe, nel Nord Italia vengono più comunemente chiamate bugie, crostoli, fiocchetti, galane e nel centro Sud vengono identificate come cenci, stracci, cioffe.
Ma perché a Carnevale si mangiano le chiacchiere?
L’origine delle Chiacchiere si perde nella notte dei tempi e viene fatta risalire all’antica Roma, dove erano chiamati “Fritcilia” perché fritte nel grasso di maiale e prodotte in grande quantità in occasione dei Saturnali (il nostro Carnevale) per resistere durante il periodo che nella tradizione cristiana equivale alla Quaresima in cui non si poteva mangiare la carne, da qui il nome Carnevale (Carne Levarem). Questi dolci, buonissimi e nutrienti, venivano serviti alla folla che si recava in strada per festeggiare, e poiché erano semplici da preparare se ne potevano fare grandi quantità in breve tempo ad un costo basso.
Le Chiacchiere sono di pasta dolce e croccante a base di un impasto che prevede farina, burro o sugna, zucchero, uova ed una componente alcolica, come l’acquavite, il marsala, la sambuca, il vinsanto, il brandy, la grappa o altro distillato e liquore. Successivamente l’impasto viene modellato in sottili nastri ritorti, tagliato a strisce o rombi, talvolta manipolate a formare un nodo. La cottura avviene con la frittura nell’olio, raramente nello strutto, che le rende croccanti e friabili. In tempi recenti si è diffusa la cottura al forno che è considerata più salutare, ma in questo caso il risultato non sarà mai lo stesso! Infine si spolverano con zucchero a velo o, secondo alcune varianti, possono anche essere coperte da miele o cioccolato. Sebbene costituiscano una forte attrazione per tutti i golosi, è necessario limitarne il consumo per via dei loro valori nutrizionali: una porzione di chiacchiere da 40 grammi (circa 4 pezzi) fornisce circa 210 kcal. Una chiacchiera ha circa 54 kcal.
La leggenda napoletana
Le Chiacchiere hanno una storia anche napoletana. La vicenda fa risalire il loro nome alla Regina Savoia che, mentre era intenta a chiacchierare con le sue dame, ad un certo punto le venne fame e chiamò il cuoco di corte, Raffaele Esposito, per farsi fare un dolce che potesse allietare lei e i suoi ospiti. Esposito prese spunto da quelle chiacchiere e diede il nome di “Chiacchiera” al dolce appena fatto.

Preparazione delle Chiacchiere
E’ un dolce che si tramanda da secoli forse anche grazie alla sua ricetta facile e per niente dispendiosa. Sottili o un po’ più corpose, le chiacchiere di Carnevale devono avere le bolle, segno che la sfoglia è stata tirata a dovere e la frittura è stata fatta a regola d’arte. Esistono svariate ricette, che si assomigliano un po’ tutte, ma piccole varianti nella scelta degli aromi e nel modo di stendere la sfoglia, fanno la reale differenza. A seconda dei gusti possono essere ricoperte da miele, cacao, ripiene di crema, oppure possono essere servite semplicemente accompagnate da cioccolato fondente (in origine sanguinaccio che veniva aromatizzato con il sangue fresco del maiale). Rispetto a tanti altri dolci, le chiacchiere si mantengono per settimane se conservate in un luogo fresco e asciutto ovviamente chiuse bene in un contenitore o in un sacchetto.
Di seguito la ricetta delle chiacchiere fritte e buon appetito.
Dosi per circa 50/60 Chiacchiere:
300 gr. di farina 00
40 gr. di zucchero
2 uova medie intere
50 gr. di latte
30 gr. di burro fuso
2 cucchiai di liquore Strega (in alternativa Rum, Gran Marnier, Grappa, liquore a scelta o vino bianco)
Buccia grattugiata di 1 limone
1 pizzico di sale
1 lt di olio di semi di girasole per frigger e zucchero a velo per guarnire.