[dropcap]E[/dropcap]ric Clapton nasce a Ripley il 30 marzo 1945, e si potrebbe dire che è il modo migliore che ha trovato Dio per controbilanciare le crudezze della Seconda Guerra Mondiale. Soprannominato Slowhand e definito da Chuck Berry “The man of the blues”, Clapton è uno dei musicisti più influenti della scena mondiale. Plurivincitore di svariati Grammy Award, l’unico a vantare tre inserimenti della Rock’n’Roll Hall of Fame come membro dei Yardbirds, Cream e da solista.
E’ posizionato al secondo posto della classifica dei migliori chitarristi di tutti i tempi, redatta dalla rivista Rolling Stones, preceduto solo da Jimi Hendrix.
Tra vari problemi legati alla droga e perdite familiari, come la morte del figlio Connor avuto con Lory Del Santo, Eric Clapton non ha mai smesso di suonare la sua chitarra rimanendo sempre un punto di riferimento per tutti i musicisti Blues.
E’ quindi sempre festa quando Slowhand pubblica un nuovo album. Come è festa proprio ora per l’uscita del suo ultimo lavoro intitolato “Old Sock”.
Il nuovo album “Old Sock”, prodotto proprio da Slowhand in collaborazione con Doyle Bramhall II, Justin Stanley e Simon Climie, presenta due canzoni scritte da Clapton intitolate “Gotta get over” e “Every little thing” e dieci rielaborazioni di canzoni apprezzate dallo stesso chitarrista, dalla sua infanzia sino ad oggi. Un disco che racconta le passioni musicali di un grande della chitarra blues, da “Further on dawn the road” di Taj Mahal a “Goodnight Irene” di Leadbelly passando per pezzi come “ The folks who live the hill” di Jerome Kern e Oscar Hammerstein, “Still got the blues” del funambolico Gary Moore . Non mancano le collaborazioni importanti, come Paul McCartney, Steve Winwood eil suo amico storico JJ Cale.
“Old Sock” merita sicuramente di essere ascoltato non solo per la garanzia del nome Eric Clapton, ma perché “The man of the blues” in esso si racconta nella maniera più intima possibile per un musicista, ovvero suonando il suo strumento.
Vincenzo Nigri