[dropcap]I[/dropcap]l 28 gennaio 2012, dopo il fischio finale della partita tra la squadra locale di Port Said, il Masry e la rivale cairota dell’Ahly, i tifosi del Masry invasero il campo attaccando i giocatori dell’Ahly ed inseguendoli fin dentro gli spogliatoi. Subito dopo in strada si scatenò una guerriglia urbana che vide intervenire la Polizia con un durissima repressione.
Oggi Il Cairo è nel caos dopo la sentenza della Corte d’Appello egiziana che ha confermato la pena di morte per impiccagione per i 21 tifosi coinvolti negli scontri dell’anno scorso.
Inoltre il Tribunale egiziano ha condannato il generale Essam Samak, ex capo della sicurezza di Port Sai, ed altri due agenti della Polizia, a 15 anni di reclusione ed ha confermato l’ergastolo per altre 25 persone. Tra le altre decisioni però ha prosciolto 7 dei 9 agenti di Polizia accusati di non aver fatto niente per impedire gli scontri che hanno portato poi alla strage.
E proprio in virtù di quest’ultima decisione, dopo poche ore dalla sentenza, migliaia di persone si sono riversate in strada ed hanno dato inizio a manifestazioni pacifiche che però sono sfociate, poco dopo, in violenti scontri tra tifosi, i quali rivendicavano “giustizia per i martiri”, e agenti di Polizia. Durante la guerriglia i “tifosi” hanno fatto irruzione nella sede della Federazione Calcio Egiziana incendiandola. Lo stesso trattamento è stato riservato ad un circolo ricreativo della Polizia ed a due ristoranti di una famosa catena di fast food del Paese. Un gruppo di manifestanti ha inoltre tolto gli ormeggi ad alcuni motoscafi utilizzati per i collegamenti nel Canale di Suez, con l’obiettivo di ostacolare la navigazione delle altre imbarcazioni, repentinamente recuperati dalle forze dell’ordine.
Durante la rivolta sono state ferite 65 persone e, secondo la stampa egiziana, un manifestante sarebbe rimasto ucciso negli scontri con la Polizia a piazza Tahrir, a Il Cairo. La vittima sarebbe “ morta asfissiata” sull’ambulanza mentre veniva trasportata in ospedale dopo aver respirato gas lacrimogeni sparati dalle forze dell’ordine che tentavano di difendersi dal lancio di pietre da parte dei rivoltosi. Tra i feriti ci sarebbe anche un bambino di appena 8 anni.
In seguito a quanto accaduto il portavoce della presidenza Ihab Fahmi ha dichiarato:
Il Ministero dell’Interno svolge il suo ruolo nel mantenimento della sicurezza del Paese. I giudizi della magistratura sono vincolanti e vanno rispettati. Quanto avvenuto oggi dopo la sentenza non sono manifestazioni pacifiche”.
Così il Ministero dell’Interno, per far fronte così alla minaccia della rivolta e garantire sicurezza, ha schierato l’esercito con i propri carri armati davanti alla sede del Governo.
Claudio D’Addio