[dropcap]S[/dropcap]embrava solo una bufala la strana voce che da mesi circolava in rete, mentre oggi è una conferma: l’Egitto per far fronte ai gravi disagi economici che ormai lo segnano da anni, potrebbe svendere o dare in concessione le piramidi di Giza, la Sfinge e le aree templari di Abu Simbel e di Luxor, meraviglie archeologiche di fama mondiale e di cui il Paese è il simbolo. Lo sconcertante annuncio è arrivato da un’ intervista all’emittente OnTv sostenuta dal segretario generale del Consiglio supremo delle Antichità, Adel Abdel Sattar che riferisce che la proposta gli è stata girata dal Ministero delle Finanze e che il suo autore sarebbe l’intellettuale egiziano Abdallah Mahfouz. Secondo il piano, i vari siti archeologici, o almeno la loro gestione, dovrebbero essere messi all’asta con un bando pubblico destinato a soggetti internazionali. Si vocifera, inoltre, che il primo interessato nella gestione di questi “gioielli nazionali” in svendita, per un periodo minimo di 5 anni, sia il Qatar, tra l’altro il paese sostenitore della rivolta contro l’ex raiss Mubarak. L’Egitto riceverebbe in cambio 200 miliardi di dollari, necessari per pagare il debito nazionale e rilanciare economicamente il paese. Per ora è confermata solo la notizia dell’avanzamento delle proposta ma non ci sono informazioni sul coinvolgimento del Qatar. L’offerta, comunque, non sembra aver raccolto grandi approvazioni e lo stesso Abdel Sattar ha espresso il suo disappunto, assicurando che il Ministero per le Antichità ha manifestato un parere legale sfavorevole. Ma la crisi in Egitto è sempre più profonda, per cui mai dire mai.
Bruna Di Matteo