
[dropcap]C[/dropcap]’è una cosa, che più di ogni altra, colpisce vivamente della vicenda Barilla. Ed è la totale assenza di senso imprenditoriale che speriamo per lui sia limitata ad un’inconsulta esternazione; ancor più sorprendente, se a dire una cosa del genere è uno dei più importanti imprenditori europei. Assuefatti da quotidiane ingiurie omofobe e xenofobe non dovremmo essere particolarmente sorpresi: tra un “i gay sono malati e devono essere mandati in campi di concentramento” ed un “è contro natura” le parole di Barilla potrebbero suonare quasi come tradizionali. Appunto, tradizionali, come la famiglia a cui Barilla vorrebbe vendere la pasta. Se non fosse che “se non gli va bene mangino altre marche di pasta” è una catastrofica operazione di marketing, di quelle che provocano due o tre infarti multipli al responsabile della pubblicità. Perché se è vero ciò che vien detto sulla cosiddetta lobby, parola tanto brutta quanto abusata, degli omosessuali, che pare essere, in base a racconti che spesso sembrano teorie paracomplottisticche prese direttamente da un romanzo di Kurt Vonnegut, la più insinuata nelle venature della società, allora vuol dire rischiare un boicottaggio tanto esteso quanto duraturo, che potrebbe preoccupare persino un’azienda del genere.
Detto questo, si può covare atavica avversione verso la famiglia “stramba”, di quelle magari con due padri o due madri, o con qualsiasi singolarità che crudelmente tradisca l’immagine della famiglia Camden; e si può anche palesare, con asserzioni più o meno costruite, l’insofferenza, o addirittura repulsione, per qualcuno o qualcosa che escano fuori dai binari della propria ottica di vita. Certo, avere un quadro così limitato di ciò che è tradizionale e ciò che invece è, si suppone a questo punto, reputato trasgressivo, è a sua volta molto strambo, visto che tutto fuorché atteggiamenti peccaminosi suggeriscono le immagini di coppie omosessuali che cercano di costruire una famiglia quanto più tradizionale possibile, che mangi pasta Barilla magari. Ricorda molto, questa vicenda Barilla, un film degli anni novanta, intitolato “Serial Mom”, dove viene mostrata la figura apologetica di una madre, espressione del perbenismo americano, celebrato, osannato, venduto, ossessionata dall’ordine e dalla pulizia, se non fosse che è una psicopatica assassina seriale.
Massimiliano Notaro