[dropcap]A[/dropcap]vvelenate e ricoverate in ospedale. E’ l’ennesimo prezzo a carico dalle donne afghane per il diritto (negato) allo studio. Sono 17 le allieve di un liceo femminile trasportate d’urgenza in ospedale dopo aver respirato un gas sconosciuto diffuso all’interno della loro scuola. E’ solo l’ultimo di una serie di casi simili dei quali non sono mai stati individuati i responsabili e che hanno avuto come obiettivi in gran parte studentesse. La vicenda, resa nota dal portavoce del Dipartimento per l’Istruzione della provincia settentrionale di Takhar, Gul Agha Nazari, si è verificata nel capoluogo Taloqan ed ha coinvolto alunne di varie età del liceo femminile Bibi Hawa della città. Il direttore della Sanità pubblica della zona, Hazifullah Safi, ha fatto sapere che è stata aperta un’indagine assicurando che le 17 ragazze in ospedale sono ”in condizioni stabili”. Tra i principali sospetti, anche se nessuno lo ha detto apertamente, i talebani. Nei cinque anni di permanenza al potere hanno proibito l’istruzione femminile e non hanno mai smesso di minacciare le famiglie che hanno scelto di mandare a scuola bambine e ragazze.[divider] Il risultato è che in questa stessa provincia, lo scorso anno, almeno 700 studentesse hanno avuto problemi di salute dopo aver bevuto acqua contaminata o aver respirato gas di origine incerta. In un attacco analogo, nel maggio 2012 alla Ahan Dara Girls’ High School, 160 allieve persero conoscenza dopo aver respirato qualcosa nell’aria dopo essere entrare in classe. Nel giugno 2012 decine di studentesse del liceo di Sorkhak, nella provincia settentrionale di Sar-o-Pul, rimasero avvelenate e oltre 90 finirono in ospedale. Ma anche nel 2010, ci sono state una serie di azioni simili mai chiarite. In una di queste, almeno 30 erano furono ricoverate nella capitale provinciale di Kunduz. Nafesà, una ragazzina di 13 anni raccontò: “ Un uomo a volto coperto, vestito di nero, era entrato in classe lanciando una piccola scatola. Abbiamo tentato di fuggire ma poi sono svenuta. Quando ho ripreso conoscenza, ero in ospedale”. Chiaramente questi eventi sono sinonimo del proibizionismo verso i diritti delle donne ancora vigente in questi paesi. Una situazione non tollerabile che calpesta qualsiasi diritto umano ed è inconcepibile che episodi del genere si verifichino in un’epoca in cui il “sesso debole”, nel resto del mondo, si è dimostrato essere il più forte.
Bruna Di Matteo