[dropcap]T[/dropcap]ragedia e polemiche all’ospedale psichiatrico giudiziario di Napoli. La scorsa notte, un detenuto 35enne, malato terminale di HIV, si è tolto tragicamente la vita impiccandosi nella sua stanza. La vittima ha utilizzato le lenzuola del suo letto, legandole audacemente alle inferriate della sua cella. Un nodo così stretto e ben fatto, dettato forse dalla disperazione, che non gli ha dato scampo, che in pochi istanti ha asfissiato l’uomo che ormai sicuro di morire, si è lasciato cadere nel vuoto. La voglia di farla finita era talmente tanta che il 35enne aveva studiato tutto nei minimi particolari. Infatti per “andare a segno” il detenuto ha convinto alcuni reclusi ad incendiare alcune suppellettili, in modo da distrarre gli agenti, generare il caos e, quindi, attuare il suo piano suicida in santa pace.[divider] Così questa notte mentre la polizia penitenziaria combatteva contro il fuoco e per la sicurezza dei reclusi ospiti nella struttura, la missione è purtroppo perfettamente riuscita. Un gesto che ha generato conseguenze anche tra il personale dell’ospedale penitenziario, dato che non tutti ne sono usciti indenni: 4 agenti della polizia penitenziaria e 2 infermieri infatti sono rimasti intossicati dal fumo. Dopo il dramma, le discussioni: in proposito l’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) si è immediatamente rivolta al ministro della Giustizia Cancellieri ed agli organi politici chiedendo più attenzione: “Devono pensare come risolvere il problema, sia a tutela degli internati che della polizia penitenziaria”, come dichiarato da Pasquale Montesano, segretario generale aggiunto Osapp.
Bruna Di Matteo