[dropcap]L[/dropcap]e ultime “incoraggianti” notizie riguardano i dati dichiarati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sul notevole aumento della depressione nella popolazione, che diventerà nei prossimi anni la seconda causa di disabilità dopo le malattie cardiache. Personalmente non amo queste previsioni perché mi danno l’impressione che ogno cosa fosse già prestabilita e già nelle mani del fato. Che fine avrà fatto la nostra libertà di intervenire sugli eventi e sui problemi?[divider]Un proverbio taoista dice che: il più grande dei problemi del mondo poteva essere risolto quando era piccolo. Quindi, cosa stiamo aspettando? Quali proposte vengono offerte? Ma soprattutto – bisognerebbe chiedersi- di quale depressione parliamo? Di quella negli anziani, della depressione secondaria alle malattie degenerative, oppure quella che purtroppo accompagna pazienti nefrologici o della depressione nei pazienti oncologici e terminali e dei loro familiari, o ancora di quella dovuta in seguito ad ogni accidente di salute?
Vogliamo parlare della depressione legata alla disoccupazione o ai licenziamenti, di cui soffrono sempre di più anche i manager? Oppure di depressione esistenziale nei casi in cui la persona avverte la perdita del senso della propria vita, quando tutto è messo in discussione e sembra che non ci sia via d’uscita?[divider]Siamo sempre portati a sottolineare il concetto della qualità della vita ma senza specificare mai cosa si intenda con questo termine. Nel mio articolo sul Malessere avevo già messo in discussione alcuni elementi, come per esempio il soffermarsi sulla visione della propria vita cercando di osservarla da un’altra prospettiva, mettendo in discussione i propri convincimenti, le sovrastrutture del pensiero comune ed analizzando la compatibilità tra esse e lo stile di vita che si conduce o si vorrebbe realmente condurre.
Basterà davvero solo la collaborazione o presenza di uno psicologo nello studio del medico di base per affrontare la depressione, anche e soprattutto in assenza di depressione psicogena o nevrotica, quindi patologica? Oppure sarà possibile integrare la presenza del personale medico con l’intervento del Counseling Filosofico che usa la riflessione filosofica, legata all’uomo ed alla sua esistenza, ovvero attraverso domande aperte e non precostituite, in cui è possibile mettere in discussione le proprie convinzioni ed arrivare ad essere e fare scelte di vita più consapevoli?
Speriamo, tuttavia, di non dover lasciare ai posteri l’ardua sentenza.
Suzana Blazevic