[dropcap]E[/dropcap]ra il 26 Agosto 2010 quando Sarah Scazzi, studentessa quindicenne di Avetrana, piccolo paese salentino, venne uccisa e il suo corpo fu fatto sparire all’interno di un pozzo. Da quel giorno sono passati quasi tre anni e la storia di quell’efferato delitto, a cui è seguito un lunghissimo ed estenuante processo giudiziario e mediatico, e che ha visto come principali indiziati Michele e Sabrina Misseri e Cosima Serrano parenti della vittima, sembra volgere finalmente alla fine.[divider]
E’ di appena qualche giorno fa, infatti, la notizia per la quale i pm hanno chiesto la condanna all’ergastolo per Sabrina Misseri e per sua madre Cosima Serrano, ritenute responsabili dell’omicidio, mentre per “zio Michele”, imputato di concorso in soppressione di cadavere e furto aggravato, l’ Accusa ha chiesto la condanna a nove anni di reclusione.
Nell’ ultima udienza del processo il difensore di Michele Misseri, Luca Tanza, ha presentato la sua arringa chiedendo che il suo assisto venga assolto.
Eccone uno stralcio:
“Misseri ha subito uno choc emotivo particolarmente violento per il fatto di essersi autoaccusato di un delitto così grave e questo ha determinato in lui una confusione e un caos mentale che hanno profondamente inciso su di lui e quindi sul processo”.
Questo è quanto ha sostenuto li legale d’ufficio che ha inoltre richiesto la riqualificazione del reato in occultamento di cadavere.[divider]
Nella stessa giornata si è espresso anche l’avvocato Gianluca Pierotti che assiste il collega Vito Russo, ex difensore di Sabrina Misseri, imputato di intralcio alla giustizia e favoreggiamento personale nell’ambito del processo per l’omicidio di Avetrana in quanto, secondo i Pubblici Ministeri che hanno chiesto per il penalista la condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione, avrebbe minacciato, durante le indagini difensive, il testimone Ivano Russo per spingerlo a cambiare versione e in più avrebbe fatto sparire un verbale d’ interrogatorio.
Mentre il processo è stato aggiornato a lunedì prossimo, il Comune di Avetrana ha chiesto alla Corte d’Assise del Tribunale di Taranto il riconoscimento, da parte degli imputati, di un risarcimento danni di 300 mila euro.
Si attendono nuovi risvolti.
Claudio D’Addio