[dropcap]L[/dropcap]a crisi uccide ancora: ennesimo caso di suicidio. Questa volta a togliersi la vita è un imprenditore di Pisa di 65 anni il cui corpo senza vita è stato rinvenuto nella sua azienda a Santa Croce sull’Arno (Pisa). L’uomo si sarebbe suicidato e avrebbe lasciato un biglietto in cui si riportano problemi economici. Il cadavere sarebbe stato trovato da alcuni dipendenti. Ultimo episodio, questo, che allunga la lista di morti lasciati dalla precaria situazione economica del Paese a partire da inizio 2013. Dati impressionanti, un vero e proprio sterminio che induce a riflettere e che rappresenta un chiaro segnale dell’esistenza di un disagio gravissimo e concreto a cui le istituzioni sembrano fare “orecchie da mercante”. Ecco il triste elenco, una lista, questa, che semina sempre più rabbia ed indignazione:
–6 MARZO 2013: Tragedia negli uffici della Regione Umbria, dove Andrea Zampi, imprenditore di 43 anni, a Perugia uccide due impiegate e poi si suicida. L’uomo era titolare di un’impresa di formazione nel campo della moda. Nei giorni precedenti la Regione gli aveva respinto la richiesta di accreditamento che gli avrebbe permesso l’accesso ad un finanziamento.
– 5 MARZO 2013: Un imprenditore di 47 anni si suicida impiccandosi nella sua azienda a Quinto di Treviso. A trovare il corpo dell’uomo è il personale a inizio del turno di lavoro. L’uomo lavorava per un’azienda che si occupa di trattamenti termici. Di recente nella ditta si erano verificati problemi per un lavoro non andato a buon fine e ripetuti danni ad un forno.
– 5 MARZO 2013: Un anziano imprenditore uccide la moglie e si suicida nella notte a Segrate, nel milanese. L’uomo, imprenditore in pensione di 76 anni, spara alla donna, di 67 anni, mentre è a letto e poi si uccide con la sua pistola, regolarmente detenuta. Alla base del gesto presumibilmente motivi economici. La coppia abitava nel quartiere San Felice di Segrate, comune alle porte di Milano.
– 28 FEBBRAIO 2013: Un imprenditore cinese di 40 anni viene trovato morto nel suo poltronificio di via Meucci, nella zona industriale di Coriano a Forlì . Sul posto i sanitari del 118 non possono fare altro che constatare il decesso, concludendo che si è trattato di un suicidio. L’ipotesi più accreditata sostiene che il gesto sia legato al lavoro in forte crisi economica.
– 24 FEBBRAIO 2013: Il titolare 50enne di una piccola azienda di imballaggi e falegnameria viene trovato, dalla propria moglie, impiccato all’interno della sua ditta che ha sede ad Alfonsine, in provincia di Ravenna. La donna, che non lo vedeva dalla sera prima, era andata a cercarlo, scoprendo così che il marito si era tolto la vita. L’imprenditore avrebbe avuto alle spalle problemi depressivi e difficoltà economiche legate alla conduzione dell’azienda e al fisco.
– 3 FEBBRAIO 2013: Un uomo di 62 anni, titolare della filiale della Dhl di Frosinone, si impicca nella notte nell’azienda. A trovare il corpo, la mattina, nel capannone, è un dipendente. Su un tavolo vengono trovate due lettere, una per il commercialista e una per il figlio in cui l’imprenditore spiega i motivi del tragico gesto, legati alle preoccupazioni sul futuro della filiale: la sede centrale, probabilmente, non avrebbe rinnovato l’appalto in franchising e la sorte dell’azienda sembrava segnata.
Suicidi in atto pratico, ma siamo sicuri che un assassino non esista? Siamo sicuri che nessuno debba avere queste perdite sulla coscienza? Quanti ancora si aggiungeranno alla lista? Morti preannunciate…ed intanto tutto tace.
Bruna Di Matteo