[dropcap]C[/dropcap]osa potrebbe essere oggi importante per un manager nelle situazioni in cui tutti si aspettano la sua massima efficacia? E se il suo benessere è incrinato dalle difficoltà? Quali le sue paure? Tutte queste domande potrebbero far riferimento al fallimento professionale, quindi personale, alla continua richiesta di efficienza oppure al significato etico di un’ organizzazione. Proprio perché afflitti dal successo e dall’ atteggiamento vincente, attraverso il counseling manageriale gli individui possono deporre le “armi” con l’obiettivo di comprendere i propri bisogni e fare leva sui sentimenti e le emozioni per essere ascoltati e compresi.
Il counseling manageriale si basa sulla relazione rivolta al singolo, un momento dove si chiariscono e definiscono le priorità ed i termini come obiettivi. Strategie, autorità e gestione possono assumere nuovi significati come esplorare nuovi orizzonti e sviluppare relazioni positive perché la vita professionale è inscindibile da quella privata ed entrambe si influenzano reciprocamente, quindi cercare e trovare un’armonia che possa ricongiungerle.
Si può pensare che oggi un manager possa sopravvivere pensando esclusivamente alla performance, allo sviluppo ed all’avanguardia tecnologica? Lo stress è diventato un disagio esistenziale che caratterizza sempre di più la vita moderna soprattutto quella manageriale. Purtroppo lo stress come condizione fisiologica è diventato un marchio di riconoscimento, necessario in una società che non solo cambia vertiginosamente, ma che è divenuta sempre più complessa.
Chi è a rischio?
I manager che lavorano anche 52 ore settimanali distribuite su cinque giorni sono coloro su cui pesano le responsabilità decisionali e di coordinamento. Molti cambiano incarichi, mentre altri diventano disoccupati. Le loro paure sono: la perdita di lavoro, di garanzie e di benefit legati al rendimento, l’abbassamento dello stipendio, il trasferimento, il prepensionamento. Si continuano a proporre solo strategie che offrono uno sviluppo di nuovi modelli di leadership, capaci di gestire sempre gli altri ma mai se stessi. La domanda è quindi spontanea: Cosa significano per voi i termini come obiettivo, processo, gestione, autorità, responsabilità considerandoli Non più in rapporto alla produttività ed allo sviluppo delle vostre aziende, ma in relazione alla vostra crescita personale, al vostro tempo libero, allo stress ed alle relazioni familiari e professionali? La politica della vostra azienda corrisponde ai vostri valori, oppure prevalgono l’ambizione, la posizione ed il guadagno? E’ davvero pensabile solo un unico modello di manager agitato, stressato, irrequieto, oppure è possibile pensare ad una categoria di professionisti che è pronta a cambiare modelli di comunicazione e relazione preesistenti? Dare un senso al tempo ed alle proprie priorità rispetto alle aspettative è sempre possibile e compatibile.
Suzana Blazevic