[dropcap]V[/dropcap]orrei segnalarvi una realtà che fino a qualche tempo fa era un fenomeno marginale del nostro vivere quotidiano, mentre oggi è diventata una problematica molto preoccupante, che mina sempre di più i già precari valori di una società sempre più frustata, ansiosa, che ha sostituito la solidarietà con la violenza.
E’ stato pubblicato infatti il resoconto 2012 relativo alle controversie in condominio. Più di due milioni di italiani sono protagonisti di liti condominiali causate sempre più spesso da intolleranze di varia natura che sfociano in dispetti che vanno dalla colla nella serratura della porta al graffio della macchina, dall’acqua dal balcone allo spostamento della bicicletta e così via, fino ad elencare una casistica davvero inquietante.
Spesso alcuni comportamenti rasentano la persecuzione personale tanto che è possibile annoverare tali situazioni in quelle previste dall’articolo 612 bis del Codice Penale: “Atti persecutori”.
Purtroppo questi problemi finiscono con uno scontro fisico, che va dalle lesioni personali fino all’omicidio.
Cosa faccia scattare l’intolleranza tra vicini e porti a mettere in campo dispetti talvolta “ingegnosi” per far impazzire l’altro è materia di studio degli esperti dell’Anammi (Associazione nazional-europea degli amministratori di immobili) che stanno raccogliendo i dati europei per stilare una casistica quanto mai variegata sulle ragioni che scatenano le liti condominiali e le relative strategie di ritorsione.
Tra le tante esistono anche i comportamenti degli amministratori condominiali, “figura super partes” e/o “del buon padre di famiglia”. Termini usati da soggetti che risultano alla fine difficilmente reperibili, scorbutici, privi di tatto, ignoranti, senza scrupoli e propensi al guadagno anche in forme non lecite. Figure non adatte al loro ruolo che complicano i già difficili rapporti interpersonali in condominio: le tensioni e gli scontri durante le assemblee ne sono la prova.
Nelle relazioni condominiali e fra condomino ed amministratore abbiamo bisogno di costruire una forma di confronto più razionale e civile. Per questo servirebbe un codice di comportamento deontologico che obblighi in primo luogo gli amministratori professionisti ad istaurare un determinato tipo di rapporto con i propri amministrati, secondo principi di trasparenza, disponibilità e presenza, affinché i condomini non si sentano esclusi o considerati come dei “rompiscatole”.
Mi auguro che questa segnalazione abbia un seguito, che possa dare delle soluzioni fattive, con la collaborazione di associazioni, legali e quant’altro, a questo gravoso problema che coinvolge anche soggetti anziani, come lo scrivente, onde proteggere i diritti di chi, da solo, non può trovare una difesa ai continui soprusi giornalieri. Mi sono rivolto a voi perché diate veramente voce ai cittadini e di questo non posso che dirvi GRAZIE.
Giovanni