[dropcap]S[/dropcap]ilvio Berlusconi è stato condannato ad un anno di reclusione per la ormai nota vicenda dell’intercettazione tra Fassino e Consorte avvenuta nel 2005. L’intercettazione fu pubblicata sul quotidiano di famiglia Il Giornale durante la scalata alla Bnl da parte della Unipol, quando era ancora tutelata dal segreto istruttorio. Sono stati inflitti, invece, due anni e tre mesi al fratello Paolo Berlusconi anche lui coinvolto nella vicenda con il fratello. Il tribunale ha inoltre disposto a titolo provvisionale un risarcimento di 80mila euro a Piero Fassino a carico dei fratelli Berlusconi.
LA VICENDA – Nell’ intercettazione incriminata l’allora segretario dei Ds Piero Fassino chiese a Consorte, all’epoca dei fatti il numero uno della compagnia di via Stalingrado, “allora abbiamo una banca?”. Ancora coperta dal segreto istruttorio la conversazione venne copiata su una pen drive ed ascoltata poi alla vigilia di Natale 2005 dal Cavaliere, proprio qualche giorno prima della sua apparizione su Il Giornale. Ma sarà quasi impossibile arrivare ad una sentenza definitiva poiché il processo potrebbe andare in prescrizione. Infatti, i termini per l’accusa di concorso in rivelazione del segreto d’ufficio scadranno nel luglio prossimo. La tanto chiacchierata inchiesta sul passaggio di mano di quella registrazione nasce dalla denuncia sporta nell’ottobre 2009 dall’allora leader dell’ Italia dei Valori Antonio Di Pietro.
LE REAZIONI – “Una sentenza che ristabilisce verità e giustizia e conferma come intorno a una espressione ironica sia stata costruita consapevolmente, per anni, una campagna di denigrazione e delegittimazione politica” – ha dichiarato il sindaco di Torino Piero Fassino in merito alla condannadi Silvio e Paolo Berlusconi. Ed immediata è stata anche la reazione del segretario Pdl Angelino Alfano: “E’ sempre più chiaro che vi è un tentativo di eliminazione di Silvio Berlusconi per via giudiziaria, essendo fallito quello per via elettorale e democratica. Il Pdl reagirà con tutta la forza di cui dispone per difendere la democrazia italiana”.
Vincenzo Nigri