[dropcap]O[/dropcap]ggi, poco prima dell’alba, la Concordia finalmente è riemersa dalle acque che costeggiano l’Isola del Giglio. Le stesse immagini passano a rotazione in tutte le televisioni: immagini di una nave con la fiancata squarciata e consumata dal mare che, per quasi due anni, ha custodito l’imponente imbarcazione divenuta il simbolo di uno dei più gravi incidenti navali degli ultimi anni. Stamattina le menti sono ritornate a quella maledetta sera del 13 gennaio 2012, quando ci fu il naufragio. I ricordi sono più vivi che mai, come più vivo che mai è ancora il dolore dei superstiti e dei parenti delle 32 vittime, due delle quali devono ancora trovare una degna sepoltura. Ma nel contempo, stamattina l’Italia, tanto beffeggiata per il “caso Schettino”, è divenuta il primo paese che ha reso possibile la perfetta realizzazione dell’”Operazione Parbuckling”, un progetto unico ed ambizioso che non tutte le nazioni potevano “permettersi” e che è stato sperimentato per la prima volta in assoluto. [divider]E adesso? Ora l’imponente nave da crociera deve essere demolita. La rottamazione è già stata programmata per la primavera 2014, bisogna solo decidere dove. E subito sono spuntati numerosi porti candidati: come quelli di Piombino, Palermo e Civitavecchia. Presenti all’appello anche Napoli e Castellammare, la stessa città, quest’ultima, che ha fornito i sei cassoni utilizzati per risollevare la Concordia. L’operazione, che secondo le stime costerà oltre i 100 milioni di euro, non richiederà alcun investimento per i porti napoletani in quanto “Le attrezzature sono già pronte. Nessun porto più vicino al Giglio può farlo”, come dichiarato dal Commissario dell’Autorità portuale, Luciano Dassatti. Dunque la migliori “carte” sono quelle della città partenopea, dove anche il governatore Caldoro ed il sindaco De Magistis sembrano approvare la “prenotazione” per demolire la nave più famosa della Costa Crociere. Ma la “gara è appena iniziata”.
Bruna Di Matteo