
Una celebre canzone di Pino Daniele definisce Napoli come una città dai mille volti, eterogenea, in grado di stupire ed attirare chiunque sia positivamente che negativamente. Questa stessa linea di pensiero, condivisa un po’ da tutti, è stata ripresa da Rick Stevens, uno dei più celebri autori di guide di viaggio. Stevens afferma come Napoli sia una città “affascinante e terribile” al tempo stesso. Ecco le sue parole, riportate sul “Chicago Tribune”. Napoli è la terza città d’Italia per numero di abitanti. Non è seconda a nessuna in quanto a bellezza ed ospitalità.
Pur essendo molto inquinata e denigrata, questa splendida città ha delle qualità che la caratterizzano e la rendono unica al mondo. Alcuni miei amici durante la crociera, scossi dalle vicende che si tramandano sui media, non hanno voluto rischiare ed hanno deciso di non scendere dalla nave. Peccato per loro perché si sono persi uno spettacolo di rara bellezza. Apprezzo molto il “modus operandi” dei napoletani e mi piace osservare il rumore dei commercianti lungo il mercato che, con le loro urla, cercano di attirare sempre numerosi clienti. Napoli è una città sottovalutata, dipinta in modo negativo: la malavita esiste ed è anche diffusa lungo il capoluogo campano, ma ogni città ha i suoi punti deboli”.
Tuttavia questa non è l’unica recensione “estera” della città di Napoli. Infatti anche Kosuke Kunishiche, ricercatore Giapponese che studia presso l’Università dell’Orientale del capoluogo campano, ne ha dato una propria peculiare versione. Ecco il suo racconto:” Napoli è una città incredibile, totalmente avulsa da ogni contesto consuetudinario. Per esempio la mia famiglia di Trento, ci tenne ad insegnarmi dall’inizio le formule di saluto fondamentali, pregandomi di utilizzarle ogni volta che si incontrava qualcuno o si entrava in luoghi pubblici. Avevo quindi una forte convinzione dell’importanza europea dei saluti come una forma di rispetto e di socializzazione.
A Napoli, invece, prima del classico «buongiorno» o «salve», il processo comunicativo inizia sotto forma di tratti paratattici come i gesti o delle espressioni facciali dove la prima parola arriva sempre con qualche millesimo di secondo in ritardo e corrisponde nella maggior parte dei casi a «ué» oppure «che vvoi?. Resto abbastanza colpito dalla spontaneità dei napoletani, dal loro stile di vita, così estroverso ed ospitale e dalla visione splendida di cui si può godere da molteplici zone della città:”. Napoli evidentemente non è così mal vista, al di fuori delle nostre “mura” nazionali.