[dropcap]G[/dropcap]iorni di vera bufera per le maggiori aziende di prodotti pronti e già confezionati, italiane ed europee: dallo scandalo riguardante la presenza di carne equina spacciata per manzo nei tortellini e nei ravioli Buitoni, è iniziata una vera e propria campagna di controlli a tappeto che sta interessando l’intero Paese e l’intera Comunità Europea. Disorientanti, tra l’altro, sono i risultati, che rivelano la presenza di DNA equino nelle carni, verità fino ad ora ignota ai consumatori. Da quanto emerso, a non avere le “carte in regola” sono anche le “lasagne all’ emiliana” prodotte e confezionate dalla ditta Eurochef Italia srl di Sommacampagna, in provincia di Verona, le “lasagne alla bolognese” della ditta Primia di San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna, dulcis in fundo il ripieno della pasta fresca “Piemontesina al vitello” prodotta dall’azienda Marchesina srl. All’appello non mancano nemmeno le polpette e le salsicce di Ikea provenienti dalla ditta russa Remit, ed i famosi ragù Star. Insomma, un vero e proprio ciclone che ha coinvolto non solo i piccoli produttori ma anche grandi marchi come Findus, Star e Nestlè.[divider] La forte preoccupazione spinge sempre più italiani ad evitare l’acqusto dei prodotti già confezionati, surgelati o pronti. La Coldiretti stima un crollo del 30% degli acquisti in Italia, valutazione basata sugli effetti di un’ emergenza che ha portato al ritiro di circa 200 diversi tipi di confezioni di prodotti alimentari in 24 diversi paesi sulla base del monitoraggio effettuato dal portale eFoodAlert.net. Le indagini rivelano anche l’esistenza di un giro di partite di carne che si spostano da un capo all’altro dell’Europa attraverso intermediazioni poco nitide e che incoraggiano l’assodarsi di frodi e raggiri a danno delle imprese e degli utenti. In un sondaggio della stessa Coldiretti affiora che “Sei italiani su dieci hanno paura a tavola“, nello specifico ben il 65% degli italiani si sente garantito da un marchio degli agricoltori italiani, il 16% da quello della distribuzione commerciale e appena il 9% da uno industriale. Una situazione che, sostiene l’associazione, “non può essere affrontata semplicemente con un aumento momentaneo dei controlli perché è ormai chiaro che si tratta di una truffa non occasionale, ma sistematica che ha coinvolto piccole aziende ma anche i grandi marchi dell’agroalimentare mondiale, dalla Buitoni a Star fino alla Findus“-continua la Coldiretti-
Per evitare il ripetersi in futuro di altre emergenze e dipanare ogni dubbio sulle effettive caratteristiche del cibo che si porta a tavola interventi strutturali come l’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta per farla conoscere ai consumatori e scoraggiare il proliferare di passaggi che favoriscono le truffe. Le piccole e le grandi aziende multinazionali dovrebbero anche valutare concretamente l’opportunità di evitare forniture di prodotti di dubbia qualità e di origine incerta per acquistare invece al giusto prezzo prodotti locali e certificati che non devono percorrere lunghe distanze con mezzi inquinanti.[divider]
Intanto, la Commissione Europea ha richiesto all’ Ema (Agenzia Europea dei Farmaci) ed all’ Efsa (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) di eseguire uno studio congiunto dei potenziali rischi per la salute umana derivanti dalla eventuale presenza, nei prodotti illecitamente contaminati con la carne di cavallo, di residui di fenilbutazone, un potente farmaco anti-infiammatorio utilizzato per il trattamento del dolore e dell’infiammazione nei cavalli da corsa, quindi non destinati al consumo alimentare. I risultati entro 15 giorni, ma nel frattempo l’ansia e la preoccupazione dei consumatori sale alle stelle, come una febbre inguaribile…anzi…come “una febbre da cavallo”.
Bruna Di Matteo