[dropcap]U[/dropcap]no degli affari più redditizi per la camorra è da sempre legato al settore del commercio dei morti. Questa notte i Carabinieri hanno eseguito arresti e sequestri al clan Moccia di Casoria che, tramite l’imprenditore Salvatore Esposito, portava avanti una serie di affari da milioni di euro nel settore delle onoranze funebri.
La cosca costringeva tutti i cittadini di Casoria, circa 70mila, a rivolgersi all’agenzia funebre di Esposito arrivando anche a far pagare il doppio delle tariffe dei concorrenti nelle altre zone del napoletano. Un grosso contributo alle indagini degli uomini dell’Arma è arrivato dall’inviato Giulio Golia ed dal giornalista partenopeo Alessandro Migliaccio – che proprio su questa vicenda ha dedicato un capitolo intero del suo libro “Che s’adda fà per murì” -, del programma “Le Iene” di Italia Uno, che, nel settembre del 2011, riuscirono a documentare la sleale e criminale attività con l’uso di telecamere nascoste. All’epoca dei fatti, la troupe della nota trasmissione televisiva subì anche un’aggressione – lo sfascio della telecamera – sulla quale gli inquirenti hanno fatto finalmente luce.
I Carabinieri, inoltre, sono riusciti a risalire anche ai fatti di sangue riguardanti l’omicidio di un imprenditore che faceva concorrenza all’uomo del clan camorristico e ad un vero e proprio tesoro, poi sequestrato, che contava 61 appartamenti e una lunga serie di conti corrente.
I profitti da capogiro di Salvatore Esposito ammontavano a circa 10 milioni di euro l’anno. Una parte di questi fondi, stando alle ricostruzioni della Dda di Napoli, erano destinati alle casse di alcune aziende nel Nord Italia. L’intento di Esposito era quello di rilevare aziende in crisi con il fine ultimo di riciclare i soldi sporchi dei Moccia.
Una vicenda che ci fa comprendere come in numerose realtà del napoletano sia difficile anche morire.
Vincenzo Nigri