
Non sono bastati i proclama e gli slogan, poiché alla fine si è arenato il progetto di bilancio firmato Lega-5Stelle, bocciato in toto dall’Unione Europea che, per la prima volta nella sua storia, ha fornito al governo italiano tre settimane di tempo per presentare un nuovo programma.
Nonostante il rifiuto totale e definitivo, Conte ed i due vicepremier Di Maio e Salvini non hanno intenzione di fare retrofront: in particolare Salvini ha asserito che “non esiste nessun piano B” oltre a ribadire che “nessuno toglierà un euro dalle tasche degli italiani”.
Dall’altra parte della trincea, invece, il vice presidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, ha dichiarato che il documento programmatico di bilancio italiano configura “una totale inadempienza rispetto alle norme regolative europee”.
Non è stata ancora riportata alcuna dichiarazione del presidente Junker, il quale è stato pesantemente incolpato da Salvini come il principale colpevole di una manovra che, a suo dire, non permetterà allo Stato italiano di rialzarsi con le proprie gambe.
Dopo questo spacco tra Italia ed UE, le conseguenze non hanno tardato ad arrivare, poiché lo spread è salito ben oltre i 300, portando ad un calo della borsa di Milano.
Il punto della commissione europea, inoltre, lascia pochi spazi ad incertezze: il documento redatto dal governo gialloverde, infatti, non prevede il rilancio del paese sul piano economico, né un qualsivoglia tentativo di smuovere il mercato del lavoro. Le manovre volte a ripianare il debito nei prossimi anni non convincono ed anche le parole del ministro dell’economia Giovanni Tria denotano una forte incertezza sul da farsi ed una generale mancanza di fiducia nei confronti del progetto di bilancio.
Il solo reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia di Di Maio e Salvini, non può bastare per giustificare degli esborsi così elevati, soprattutto se non accompagnato da una politica di restauro dei centri di impiego, promessa dallo stesso vicepremier dei Cinque Stelle e poi mai attuata.
Ora come ora, infatti, più che una manovra di supporto per i disoccupati, il reddito di cittadinanza sembra semplicemente qualcosa di cui i membri del governo decidono di riempirsi la bocca, quando le restanti argomentazioni vengono meno.
La guerra all’UE che il ministro degli interni sta velatamente minacciando di iniziare, dunque, non può essere vista come un atto di ribellione in difesa degli italiani contro l’ordine costituito, ma l’ennesimo tentativo di un governo che stenta di coprire le proprie lacune puntando il dito sugli altri.