
“Oltre le più rosee aspettative”, così l’avvocato di Silvio Berlusconi, Franco Coppi, commenta l’assoluzione del suo assistito per il caso Ruby. “Oltre le più nefaste aspettative” verrebbe da dire a noi de Linkazzato, ma è solo questione di punti di vista. Ma siccome prima di tutto viene l’informazione, cerchiamo di capirci qualcosa di più sull’intricato groviglio giudiziario. L’ex premier era imputato per concussione e prostituzione minorile. In primo grado la condanna era stata di sette anni, ma ora i magistrati della seconda sezione penale, presieduta da Enrico Tranfa, hanno ribaltato completamente la decisione. “Il fatto non sussiste”, dicono i giudici dell’Appello parlando dell’accusa di concussione. Ancora, “Il fatto non costituisce reato”, scrivono, invece, riferendosi all’accusa di prostituzione minorile. Cancellata, a questo punto, anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici inflitta all’ex premier il 24 giugno 2013 dal collegio di primo grado presieduto da Giulia Turri. Dunque tutto fila liscio come l’olio per Berlusconi, il quale si sarebbe macchiato unicamente del peccato di eccesso di ingenuità, eh sì proprio su questo puntava l’arringa del suo difensore, sostenendo che Berlusconi non era a conoscenza del fatto che Ruby all’epoca non aveva ancora compiuto 18 anni. Ma non c’è stato neanche modo di alimentare questa tesi, perché come più volte ribadito nel corso del processo, il fatto non sussiste, non esiste, non ha ragione d’essere, è stato dunque solo il frutto d’immaginazione dei soliti, noti detrattori del Silvio nazionale. Ma proviamo a capire cosa sarebbe accaduto, se le cose fossero andate diversamente, se così fosse stato, ben diverso era il destino processuale che, secondo l’accusa, doveva seguire il caso Ruby. Nella sua arringa, infatti, il sostituto procuratore generale, Piero De Petris, aveva chiesto di tener fermi i sette anni di carcere (“una pena severa, ma giusta”, aveva detto). Ma con i “se” e con i “ma”, non si va molto lontano, come invece ha fatto il neo assolto che appena saputo della notizia è volato via dall’Istituto Sacra Famiglia, dove sta scontando l’affidamento in prova ai servizi sociali per la condanna Mediaset ed è corso a brindare alla sua vittoria giudiziaria. In fondo è stato solo un brutto sogno.