
“Prima le periferie” è stato lo slogan di molti candidati e sindaci di Napoli, e da quel lontano 1992 nel capoluogo partenopeo ne esiste un’altra quella di Bagnoli.

Fino al 1992 sorgeva l’impianto siderurgico dell’Italsider, adesso resta uno scheletro e delle erbacce. Nonostante le buone intenzioni ci sono voluti circa 27 anni di immobilismo per far partire le bonifiche all’interno dell’ex-complesso siderurgico.
Sull’avanzamento delle bonifiche, abbiamo sentito telefonicamente l’assessore all’ubanistica del Comune di Napoli, Carmine Piscopo che ci segnala che il cronoprogramma delle attività sta proseguendo spedito e si cerca ove possibile, di far partire al più presto possibile anche il PRARU (Programma di Risanamento Ambientale e di Rigenerazione Urbana ndr.).
In merito alla colmata, nonostante qualcuno abbia mosso perplessità sulla rimozione e quindi valuta l’ipotesi di lasciara allo stato attuale, l’assessore precisa che esiste una legge che obbliga la rimozione della colmata; o la legge cambia oppure la rimozione della colmata è l’unica strada da intraprendere.

Mentre le bonifiche proseguono e si attendono i progetti del concorso di idee internazionale; tra le proposte fuori concorso troviamo quella di Oceanus Onlus di cui abbiamo raggiunto il suo presidente.
[L: Linkazzato; O: Oceanus Onlus]
L: 1. Nonostante, in linea d’aria Bagnoli è molto vicina a Fuorigrotta dove sorge la Mostra D’Oltremare, come mai l’idea di un polo fieristico vicino a tale costruzione già esistente?
O: L’idea nasce viaggiando, visitando annualmente fiere di successo in giro per il mondo. Senza andare troppo lontano, il polo fieristico di Düsseldorf, nella Ruhr tedesca, con i suoi 230.000 mq, tutti interni in 17 padiglioni, è un esempio utile per ridimensionare l’idea di molti napoletani della Mostra D’Oltremare di Napoli che di mq ne vanta 50.000 di cui 30.000 mq sono esterni e 20.000mq sono interni divisi in 10 padiglioni. Guardando questi numeri, forse sarebbe il caso di iniziare a considerare la Mostra D’Oltremare un ottimo centro congressuale e non più un polo fieristico.
L: La vostra proposta è fuori dal concorso di idee internazionale voluto dall’attuale struttura amministrativa che governa le attività sull’area dell’ ex-Italsider. Come mai non è stata presentata all’interno del concorso?
O: La nostra proposta è rigorosamente fuori concorso, non rientrando tale attività nella mission di Oceanus in Italia, eppure abbiamo ricevuto molta attenzione, forse troppa, è piaciuta a tanti una visione imprenditoriale totalmente in armonia con l’ambiente, capace di creare non solo occupazione, ma dinamicità in tutto il mercato della regione Campania, un Polo Fieristico all’interno di un grande parco urbano che prevede anche spazi per attività di svago e tempo libero, raggiungibile con nuove vie del mare capaci di mettere in comunicazione l’area di Bagnoli con l’area portuale della Città di Napoli.
L: Nei vari progetti, PRARU, etc. fino ad ora realizzati si vuole trasformare Bagnoli in un luogo di natura turistica nonostante la zona rossa derivante dai Campi Flegrei; per quale motivo secondo lei, i vari commissari e istituzioni puntano all’edilizia abitativa e non ad una edilizia come la vostra proposta?
O: Le istituzioni, la politica, i comitati tecnico-scientifici insieme alle persone di buon senso dovrebbero approfittare del riposo dei vulcani non incrementando la densità abitativa nelle zone rosse. Ovviamente l’idea di un polo fieristico, magari realizzato con tensostrutture, esclude qualsiasi edilizia ad uso abitativo, proprio in considerazione del fatto che il territorio di Bagnoli ricade interamente nella Zona Rossa dell’apparto vulcanico (attivo) dei Campi Flegrei.
L: Se già pochi anni dopo lo smantellamento del sito siderurgico avessero iniziato i lavori di bonifica e quindi a riutilizzare gli spazi, si sarebbe pensato ad un’idea simile al Ruhr tedesco o l’impronta sarebbe rimasta quella dell’edilizia abitativa?
O: La gestione di Bagnoli è un caso unico al mondo. Ex siti industriali in America e in Europa vengono rigenerati con una spesa pubblica e una rapidità dei lavori ridicola confronto a quanto accaduto a Bagnoli. Una bonifica mai fatta, opere realizzate dal 2011 mai inaugurate, una società di trasformazione urbana fallita, basterebbe questa piccola parte, la più recente, dei 26 anni trascorsi a scoraggiare qualsiasi visione ottimista sul futuro di Bagnoli. Eppure la soluzione sembra essere stata sempre a portata di mano, sin dal 1992: copiare!
Copiare la Ruhr tedesca che, con la stessa tipologia di inquinamento di Bagnoli, con estensione infinitamente superiore, in pochi anni è stata trasformata in un parco pubblico con milioni di visitatori/anno, spendendo sostanzialmente la stessa cifra sperperata a Bagnoli, fino al 2012. Dunque, in Germania, come in gran parte del mondo, su casi come quello di Bagnoli, in funzione della destinazione d’uso dei terreni, si procede alla messa in sicurezza permanente del sito post-industriale.

Speriamo che presto andremo a Bagoli non solo per le discoteche e le passeggiate sul pontile nord…
Se può interessarti: Il racconto di Bagnoli da parte delle associazioni